Guido Nicheli fotografato con il suo rolex
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Dogui, all’asta il suo Rolex: battuto a 10.000 Euro

Un cimelio iconico, una battaglia a suon di rilanci e tanta nostalgia. Il Rolex del “Dogui” torna protagonista e riaccende il mito di Guido Nicheli.

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Quasi vent’anni dopo la sua scomparsa, l’eco di Guido Nicheli, in arte “Dogui”, risuona ancora forte. La recente vendita all’asta del suo iconico orologio Rolex Date Just “il Dogui” del 1977, battuto per ben 10.000 euro, ne è la prova lampante. Un cimelio, con le iniziali dell’attore impresse, che ha scatenato una vera e propria battaglia a suo di rilanci”, testimoniando l’affetto e la nostalgia che il pubblico nutre ancora per questo indimenticabile personaggio del cinema italiano.

Un successo inaspettato, che riaccende i riflettori su un uomo che ha fatto della sua eccentricità e del suo spirito libero un marchio di fabbrica.

Guido Nicheli: un “Dogui” tra la vita e il cinema

Guido Nicheli non era solo un attore, era un’icona, un simbolo di un’epoca. Nato nel 1934, orfano di padre in tenera età, Guido ha dovuto presto affrontare le sfide della vita, sviluppando un approccio pragmatico e un desiderio ardente di “vivere alla grande”. Dopo gli studi, lavora nello studio dentistico del cugino, ma il suo destino era altrove. Stefano Vanzina lo nota e lo vuole nel film “Il padrone e l’operaio” (1975), segnando l’inizio di una carriera brillante e inaspettata.

Nonostante il successo iniziale, Guido continua a lavorare come odontotecnico, concedendosi solo qualche incursione nel cinema. Ma la svolta arriva con “Viuuulentemente Mia” e soprattutto con “Eccezzziunale Veramente“, dove nasce il personaggio del “cumenda”, ricco, spavaldo e irresistibilmente milanese. Un archetipo che lo consacrerà e che porterà sullo schermo in film cult come “Vacanze di Natale ’83” e “Sapore di Mare“.

L'orologio di Guido Micheli messo all'asta e venduto per 10mila euro
Il Rolex venduto all’asta per 10mila euro

Guido era il “Dogui”, anagramma del suo nome, un personaggio che amava stupire e che non aveva paura di osare. Nel 1985, sorprende tutti recitando nel drammatico “Scemo di Guerra” di Dino Risi, un ruolo che lo porta addirittura al Festival di Cannes. Ma il suo vero amore era la commedia, e gli anni ’80 e ’90 lo vedono protagonista di successi come “Yuppies, giovani di successo“, “Professione Vacanze” e la serie televisiva “I ragazzi della III C“, che lo consacra definitivamente nell’immaginario collettivo.

Sole, whisky e sei in pole position: l’essenza del Dogui

Guido Nicheli era un uomo libero, anticonformista, un “bon vivant” prestato al cinema. Amava viaggiare, le belle donne, lo sport e le “ghefi” – fighe ! -, come le chiamava lui. Non si prendeva troppo sul serio, né la vita né il cinema. “Per me recitare è una passeggiata di salute“, diceva, “Io sono quello che vedete nei film, identico in tutto tranne che nei soldi“. La “pecunia” non lo interessava, preferiva “vivere in prima classe“, godendosi ogni istante.

Le sue frasi sono diventate dei veri e propri tormentoni, ancora oggi utilizzate e citate: “Sole, whisky, e sei in pole position“, “Il cocco si mangia ai Tropici, non al chiosco di piazzale Baracca!“, “Ivana – rivolto alla moglie in pelliccia – fai ballare l’occhio sul tic. Via della Spiga-hotel Cristallo di Cortina 2 ore e 40: Alboreto is nothing“. Frasi che racchiudono la sua filosofia di vita, fatta di leggerezza, ironia e un pizzico di sana strafottenza.

Il Dogui è stato ispirazione per costruire il popolare personaggio del Milanese Imbruttito, quest’ultimo più contemporaneo, alla sola “F” – ghefi…- di Nicheli, il bravissimo Germano Lanzoni ha aggiunto la milanesissima e meno scanzonata F di fatturato. Cambiano i tempi, le location e le atmosfere, ma entrambi i personaggi sono – ancora, nel caso del Dogui – capaci di strappare grosse e goduriose risate.

See You Later, arrivederci a tutti”: un addio indimenticabile

Guido Nicheli ci ha lasciato il 28 ottobre 2007, a Desenzano del Garda, colpito da un ictus. Ma il suo ricordo è più vivo che mai. Sul suo monumento funebre campeggia la sua frase più celebre: “See you later“, un addio che sa di promessa, di un arrivederci a un personaggio che ha saputo farci ridere, sognare e che, ancora oggi, continua a farci compagnia con la sua irriverente e contagiosa allegria. Un uomo che ha vissuto la sua vita come un film, e che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore di tutti noi.

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Scritto da
Francesco Bruno Fadda

Sardo per nascita, italiano per convinzione, battitore libero per natura.
 Giornalista e gastronomo, autore, ghost writer, avvocato mancato - per fortuna! - e cuoco mancato -...ma c’è sempre tempo! -. Vivo e “divoro” il mondo per passione prima che per professione. Quattro i punti deboli: le donne che bevono whisky, i cani, la Mamma e i “Paccheri alla Vittorio”. Poche cose mi irritano come “Gioco di consistenze”, rivisitazione, texture e splendida cornice! Un sogno nel cassetto: vedere “enogastronomia ” quale materia di studio nella scuola dell’obbligo… chissà, magari un giorno! Curatore e Direttore Editoriale Spirito Autoctono Media

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