Ringo Starr durante un concerto nel 2022 con la sua band
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Ringo Starr, 85 anni di musica e leggenda

Dal fish & chips in Sardegna a “Octopus’s Garden”, passando per 17 album da solista e un amore mai finito per la batteria: il mondo secondo Ringo Starr.

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“In un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr”, il brano del 2019 dei Pinguini Tattici Nucleari non poteva raccontare meglio la personalità dell’ex Beatles. Un inno alla semplicità e al rimanere in disparte pur facendo la storia, in questo caso della musica, senza per forza essere al centro dell’attenzione come John Lennon e Paul Mc Cartney. Oggi il batterista, cantautore, compositore, attore, doppiatore e pittore, che all’anagrafe si chiama Richard Starkey, spegne 85 candeline

Ringo Starr fotografato nel 1979 dopo l'incendio della sua casa
Ringo Starr – 1979

Ringo Starr: come nasce il nome – e il mito?

Ringo Starr scelse il suo nome d’arte grazie all’amore per gli anelli (ring) e il cognome era più musicale dell’originale. È stato batterista dei Fab Four dal 1962 fino allo scioglimento nel 1970. Ma già era in attività prima dei Beatles: nel 1957 esordì infatti con l’Eddie Clayton Skiffle Group, due anni dopo passò al Darktown Skiffle Group e poi diventò batterista dei Al Caldwell’s Texans che assunsero poi il nome di Rory Storm and the Hurricanes. Quest’ultimo gruppo ottenne molto successo a Liverpool e Ringo ebbe l’occasione di incrociare la sua futura band già prima di entrare a farne parte. 

I Beatles prima dei Beatles: il non iconico provino

Poco dopo, nell’agosto del 1962, avvenne quel sodalizio artistico che trasformò i Beatles nel gruppo che ancora oggi conosciamo tutti. Il 6 giugno dello stesso anno il produttore George Martin, dopo il provino iniziale della band, aveva qualche reticenza proprio sul batterista Pete Best. Brian Epstein, il manager, trovò in Ringo Starr un valido sostituto. Il 4 settembre i quattro scarafaggi entrarono per la prima volta in uno studio di registrazione della Emi. Provarono sei canzoni, di cui due vennero anche registrate. Erano Love Me Do e P.S. I Love You.

Martin non era soddisfatto nonostante i Beatles avessero registrato diciassette volte il primo dei due brani. L’11 settembre tornarono nello Studio 2 dei St. John’s Wood Studio ma alla batteria non c’era Ringo Starr, relegato al tamburino, ma Andy White. Registrarono di nuovo anche P.S. I Love You con il nostro festeggiato odierno alle maracas. Un fatto singolare perché fu proprio George Martin a volere Ringo Starr alla batteria considerando Pete Best non all’altezza. Il primo provino quindi per il batterista non fu memorabile. Nonostante ciò è indubbio il suo percorso musicale con i Beatles con cui si amalgamò alla perfezione, contribuendo a rendere grande la loro musica così come la conosciamo. 

Ringo Starr e i Beatles poco dopo la fondazione del gruppo

Ringo Starr e i due brani scritti per i Beatles

Ringo Starr ha scritto soltanto due canzoni nel corso della storia dei quattro ragazzi di Liverpool: Don’t Pass Me By (1968) e Octopus’s Garden (1969). Lo stile è quello che prediligeva (e predilige) ovvero il country, ma i testi sono considerati dai più troppo semplici. Preferiamo invece ritenerli spensierati e leggeri. Quella del 1968 fu in assoluto la sua prima canzone: il motivetto simpatico e sbarazzino si accompagna alla preoccupazione che l’amata donna non tornerà da lui.

Il singolo dell’anno seguente invece ha una storia particolare e fantasiosa. Durante una vacanza in Sardegna Ringo Starr ordinò in un ristorante un piatto tipicamente inglese, fish and chips, ma invece di un merluzzo gli fu portato un calamaro che lui mangiò per la prima volta. Gli fu spiegato anche che i polpi vanno in fondo al mare a cercare pietre preziose per costruire giardini e da questo racconto nacque la piacevole Octopus’s Garden

Istinto e groove: lo stile del batterista

Starr non era un virtuoso, non gli piacevano gli assoli ma preferiva uno stile personale fatto di istinto e di un buon groove: sapeva suonare delicatamente ma sapeva anche far ballare, scatenando gli animi. Il suo spirito creativo si fuse perfettamente al suono che volevano i Beatles. Tantissimi artisti si sono ispirati a lui. Tra coloro che lo apprezzavano ci sono: Phil Collins, Jim Keltner, Max Weinberg (batterista della E Street Band) e il sessionman Kenny Aronoff. Senza dimenticare i jazzisti Steve Jordan e Greg Bissonette, Eric Carr (Kiss), Pat Torpey (Mr.Big), Chad Smith (Red Hot Chilli Peppers) e Dave Grohl (Nirvana e Foo Fighters).

Ringo Starr e Paul McCartney al front row della sfilata di Stella McCartney alla Parigi Fashion Week di gennaio 2024
Ringo Starr e Paul McCartney al front row della sfilata di Stella McCartney alla Parigi Fashion Week di gennaio 2024

Dopo il divorzio: la carriera da solista

Dopo un inizio da solista non proprio brillante nel 1970 tre anni dopo Ringo Starr scalò le classifiche con Ringo. È l’album che più di tutti ottenne un largo consenso a livello commerciale. Tre canzoni vennero scritte dagli altri componenti dei Beatles. Ovvero I’m the Greatest da John Lennon, Six O’ Clock da Paul McCartney e Sunshine Life for Me da George Harrison. Seguì poi il disco Goodnight Vienna del 1974. Pur non raggiungendo il successo del precedente, vendette lo stesso moltissimo e contò con le collaborazioni di John Lennon, Elton John e Harry Nilsson. I tre composero rispettivamente (It’s All Down to) Goodnight Vienna e la sua reprise, Snookeroo ed Easy for Me

Seguirono poi altri 17 album in studio compreso quello di quest’anno, Look Up, uscito a gennaio, scritto e prodotto in collaborazione con T Bone Burnett. In questo nuovo lavoro, in cui Starr canta e suona la batteria in tutte le undici tracce che lo compongono, ha scritto Thankful, insieme ad Alison Krauss. 

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Ringo Starr al cinema

Un talento poliedrico: da appassionato di pittura si dedica con successo a tavolozza e pennello e inoltre ha recitato in svariate pellicole. A parte i film con i Beatles come Help! e A Hard Day’s Night. Agli esordi della sua carriera cinematografica prese parte anche a Candy e il suo pazzo mondo (1968), in cui figuravano mostri sacri come Charles Aznavour, Marlon Brando ed Ewa Aulin. Nel film del 1981 Il cavernicolo ottenne il ruolo del protagonista. Tra le sue altre interpretazioni troviamo Il figlio di Dracula per la regia di Freddie Francis, L’ultimo valzer e George Harrison: Living in the Material World di Martin Scorsese. 

Tra i quattro ragazzi di Liverpool Ringo Starr non è forse quello più apprezzato come gli altri tre, anche per la sua timidezza, tanto da essere definito da alcuni il “Beatle triste”. Ma la sua arte, il suo estro e il suo lavoro dietro le quinte, o meglio dietro i piatti della batteria, hanno lasciato il segno nella storia della musica internazionale, anche e soprattutto contribuendo a cambiarla.

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Scritto da
Federica Massari

Giornalista professionista dal 2013. Mi definisco 'Madriletana', sempre sospesa tra Napoli e Madrid. Scrivo da quando ne ho memoria. Sono dell'idea che "se vale la pena rischiare io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore".

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