La Panda è stata presentata a febbraio 2020 al Quirinale, alla presenza del Presidente Sandro Pertini e dell'Avvocato Gianni Agnelli in rappresentanza della proprietà Fiat
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Fiat Panda: 45 anni di libertà su quattro ruote

Dal genio di Giugiaro all’anima popolare d’Italia: la storia dell’auto che ha cambiato tutto, senza mai prendersi troppo sul serio. D'altrode si sa, la Panda "se non ci fosse, bisognerebbe inventarla".

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Dal genio di Giugiaro all’anima popolare d’Italia: la storia dell’auto che ha cambiato tutto, senza mai prendersi troppo sul serio. D’altrode si sa, la Panda “se non ci fosse, bisognerebbe inventarla”.


I paninari. Le radio enormi da portare a spalla. L’arrivo del walkman, del Game Boy e – qualche anno dopo – della Play Station. Il tecnologico Centre Pompidou (oggi chiuso per restauro), ma anche l’architettura decostruttivista di Frank Gehry e Zaha Hadid. Quel decennio monster che sono stati gli anni ’80-’90 ha avuto numerose icone, estetiche tanto quanto di significato: eccessive e colorate, tanto quanto solide e concrete. Pochi pizzi, ma spalline alla Spock. Se nero era, doveva essere Versace, con borchie dorate e il mito di Lady D a guardare da lontano. In questo mare magnum di riferimenti culturali intramontabili, una sola regina su quattro ruote: la Fiat Panda. Nessuna macchina prima e nessun’altra dopo di sicuro, sono riuscite nello stesso modo della Panda a entrare così tanto nell’immaginario collettivo da poter essere considerati Meme ante-litteram.

L’intera generazione Millenial – e non è un vanto da poco -, che oggi scende in piazza per protestare contro il cambiamento climatico e guida auto quantomeno ibride, ha mosso i primi giri di sterzo su queste scatole poco aggraziate ma piene di carattere. Qualche volta magari si è anche schiantata nel muro del vicino, ma girando quel volante con lo stesso dispendio energetico necessario a far volare l’Apollo 11 si è preparata psicologicamente e metafisicamente all’età adulta nell’era 2000. Molto meno divertente. Un po’ come far ripartire la Panda in salita (d’inverno, in montagna, con il ghiaccio) o far fare tutto a un comodo ma asettico cambio automatico.

Questa Queen assoluta nasceva nei primi giorni del 1980, dopo una gestazione di circa 4 anni, da un’idea primigena di Carlo De Benedetti. E ha decisamente fatto epoca.

Lo storico modello speciale dedicato a Italia '90
Panda Special per i Mondiali Italia ’90

La rivoluzione del necessario

Quando Fiat la presenta il 29 febbraio 1980 al Quirinale, davanti al Presidente Sandro Pertini, il messaggio è chiaro: un’auto per tutti, semplice ma intelligente, essenziale ma geniale. Il progetto, firmato da Giorgetto Giugiaro e realizzato da Italdesign, nasce con un obiettivo preciso: riportare la macchina al suo senso originario. Niente fronzoli, niente cromature, solo funzionalità. Giugiaro la definì “una sedia a sdraio con quattro ruote”, e non era una provocazione. La Panda era pensata per la vita vera: leggera, economica, indistruttibile. Con vetri piatti per costare meno, sedili trasformabili in letto, sedute lavabili e un cruscotto ridotto all’essenziale. Tutto parlava di pragmatismo e libertà.

I primi modelli – la “30” con motore bicilindrico da 652 cm³ e la “45” con il 903 cm³ – inaugurano un’epoca di mobilità accessibile. La risposta è immediata: 70.000 ordini nei primi due mesi, un successo popolare e trasversale. Raramente replicato. Per la prima volta, un’utilitaria diventa anche uno status symbol, capace di mettere d’accordo studenti, contadini, medici e preti di campagna.

La Panda degli italiani

Negli anni Ottanta la Panda conquista l’Italia come poche altre auto: sobria ma allegra, spartana ma geniale. È la macchina di chi deve “andare” senza troppi pensieri, quella che si parcheggia ovunque, che si pulisce con una spugna, che si ripara con un cacciavite. Quella che i nonni prestano ai nipoti per i primi giri con amici e fidanzate, amata in egual misura da casalinghe e donne in carriera. Insidiata, anni dopo, solo dalla Autobianchi Ypsilon 10 (diventata poi proprietà Lancia e ancora sul mercato). Era un’auto che raccontava il carattere di un popolo: pragmatico, un po’ disordinato, ma capace di cavarsela sempre.

La Fiat Panda 4x4 è stato l'aggiornamento del modello originale con più fortuna in assoluto. Amatissima da Roberto Baggio

Amore per le sperimentazione

Nel 1983 arriva la Panda 4×4, e qui la storia diventa leggenda. Piccola, leggera e instancabile, affrontava le montagne meglio di molti fuoristrada veri. Il sistema di trazione integrale, realizzato con la Steyr-Puch, la trasformò in un fenomeno culturale e tecnico. Nacque così l’idea che “la Panda va dappertutto”, uno slogan mai ufficiale ma diventato realtà collettiva. Perfino le Forze dell’Ordine e la Croce Rossa la adottarono. Anche se la storia d’amore più pop e anche recentemente diventata virale è quella tra il divin codino, Roberto Baggio, e la sua Panda 4×4 verde militare.

Nel 1990 fu lanciata anche la Panda Elettra, con batterie al piombo e 100 chilometri di autonomia: un’anticipazione visionaria dei tempi che sarebbero venuti, anche se allora fu più curiosità che rivoluzione. Ma il messaggio era già lì: la Panda non smette mai di sperimentare.

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Una lunga vita (1980-2003)

In ventitré anni di produzione, la prima Panda venne aggiornata più volte senza perdere la sua identità. Restyling, nuove motorizzazioni, tetti apribili, versioni “Super”, “Sergio Tacchini”, “Young”, fino a un totale di oltre 4,5 milioni di esemplari. Perfino Gianni Agnelli – che con De Benedetti ebbe per sempre un rapporto conflittuale – fece disegnare per sé stesso vari modelli speciali: la 4×4 Spiaggina, più volte paparazzata a Cortina, e quelle con cambio automatico, il prediletto dall’Avvocato.

Prodotta anche in Spagna dalla SEAT (poi come Marbella), è rimasta sul mercato fino ai primi anni Duemila, sopravvivendo a generazioni di modelli più “moderni” ma meno amati. C’è qualcosa di commovente nella sua coerenza: un design quasi archetipico, sospeso tra funzionalismo e poesia. Eppure, in quell’angolo squadrato di lamiera, Giugiaro riuscì a racchiudere il sogno più umano dell’automobile: la libertà di muoversi.

Le eredi – poco convincenti –

Nel 2003 arrivò la seconda generazione, firmata Bertone, che portò la Panda nel nuovo millennio: cinque porte, airbag, comfort, sicurezza, e un successo immediato coronato dal titolo di Auto dell’Anno 2004.
Nel 2012, con la terza generazione, il design si fece più morbido e l’anima più urbana, ma la sostanza restò: compattezza, versatilità e un cuore italiano. Prodotta a Pomigliano d’Arco, la Panda continua a essere l’auto più venduta in Italia e una delle più longeve d’Europa. Nel 2020 è arrivata anche la versione ibrida, e nel 2024 Stellantis ha presentato la nuova Panda elettrica, un modello globale sotto i 25 mila euro: il futuro, ma con lo stesso spirito di sempre.

La Panda elettrica lanciata da Stellantis nel 2025 è la prima a riprodurre con un piglio contemporaneo l'idea originale del disegno

La leggenda continua

Quarantacinque anni dopo, la Panda resta un fenomeno di cultura materiale, un capitolo d’Italia fatto di viaggi, risate, stazioni di servizio e avventure improvvisate. Non è mai stata un’auto da sogno, ma è diventata un sogno di auto: quella che non ti tradisce mai, che non ha bisogno di essere bella perché è vera.
Nel 1980 fu la rivoluzione del necessario. Nel 2025 – con l’arrivo del disegno speciale che per la prima volta riproduce realmente, in chiave contemporanea, il disegno originale – è la prova che la semplicità, quando è geniale, non passa mai di moda.

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Scritto da
Giusy Dal Pos

Cinquant'anni (circa), padovana, eppure non è mai riuscita a farsi dare della gallina. Pur provandoci. Oggi vive a Marne-la-Vallée, alle porte di Parigi, dove traduce libri e beve tè. E champagne ovviamente, ma mai insieme.

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