Dal genio di Giugiaro all’anima popolare d’Italia: la storia dell’auto che ha cambiato tutto, senza mai prendersi troppo sul serio. D’altrode si sa, la Panda “se non ci fosse, bisognerebbe inventarla”.
I paninari. Le radio enormi da portare a spalla. L’arrivo del walkman, del Game Boy e – qualche anno dopo – della Play Station. Il tecnologico Centre Pompidou (oggi chiuso per restauro), ma anche l’architettura decostruttivista di Frank Gehry e Zaha Hadid. Quel decennio monster che sono stati gli anni ’80-’90 ha avuto numerose icone, estetiche tanto quanto di significato: eccessive e colorate, tanto quanto solide e concrete. Pochi pizzi, ma spalline alla Spock. Se nero era, doveva essere Versace, con borchie dorate e il mito di Lady D a guardare da lontano. In questo mare magnum di riferimenti culturali intramontabili, una sola regina su quattro ruote: la Fiat Panda. Nessuna macchina prima e nessun’altra dopo di sicuro, sono riuscite nello stesso modo della Panda a entrare così tanto nell’immaginario collettivo da poter essere considerati Meme ante-litteram.
L’intera generazione Millenial – e non è un vanto da poco -, che oggi scende in piazza per protestare contro il cambiamento climatico e guida auto quantomeno ibride, ha mosso i primi giri di sterzo su queste scatole poco aggraziate ma piene di carattere. Qualche volta magari si è anche schiantata nel muro del vicino, ma girando quel volante con lo stesso dispendio energetico necessario a far volare l’Apollo 11 si è preparata psicologicamente e metafisicamente all’età adulta nell’era 2000. Molto meno divertente. Un po’ come far ripartire la Panda in salita (d’inverno, in montagna, con il ghiaccio) o far fare tutto a un comodo ma asettico cambio automatico.
Questa Queen assoluta nasceva nei primi giorni del 1980, dopo una gestazione di circa 4 anni, da un’idea primigena di Carlo De Benedetti. E ha decisamente fatto epoca.

La rivoluzione del necessario
Quando Fiat la presenta il 29 febbraio 1980 al Quirinale, davanti al Presidente Sandro Pertini, il messaggio è chiaro: un’auto per tutti, semplice ma intelligente, essenziale ma geniale. Il progetto, firmato da Giorgetto Giugiaro e realizzato da Italdesign, nasce con un obiettivo preciso: riportare la macchina al suo senso originario. Niente fronzoli, niente cromature, solo funzionalità. Giugiaro la definì “una sedia a sdraio con quattro ruote”, e non era una provocazione. La Panda era pensata per la vita vera: leggera, economica, indistruttibile. Con vetri piatti per costare meno, sedili trasformabili in letto, sedute lavabili e un cruscotto ridotto all’essenziale. Tutto parlava di pragmatismo e libertà.
I primi modelli – la “30” con motore bicilindrico da 652 cm³ e la “45” con il 903 cm³ – inaugurano un’epoca di mobilità accessibile. La risposta è immediata: 70.000 ordini nei primi due mesi, un successo popolare e trasversale. Raramente replicato. Per la prima volta, un’utilitaria diventa anche uno status symbol, capace di mettere d’accordo studenti, contadini, medici e preti di campagna.
La Panda degli italiani
Negli anni Ottanta la Panda conquista l’Italia come poche altre auto: sobria ma allegra, spartana ma geniale. È la macchina di chi deve “andare” senza troppi pensieri, quella che si parcheggia ovunque, che si pulisce con una spugna, che si ripara con un cacciavite. Quella che i nonni prestano ai nipoti per i primi giri con amici e fidanzate, amata in egual misura da casalinghe e donne in carriera. Insidiata, anni dopo, solo dalla Autobianchi Ypsilon 10 (diventata poi proprietà Lancia e ancora sul mercato). Era un’auto che raccontava il carattere di un popolo: pragmatico, un po’ disordinato, ma capace di cavarsela sempre.

Amore per le sperimentazione
Nel 1983 arriva la Panda 4×4, e qui la storia diventa leggenda. Piccola, leggera e instancabile, affrontava le montagne meglio di molti fuoristrada veri. Il sistema di trazione integrale, realizzato con la Steyr-Puch, la trasformò in un fenomeno culturale e tecnico. Nacque così l’idea che “la Panda va dappertutto”, uno slogan mai ufficiale ma diventato realtà collettiva. Perfino le Forze dell’Ordine e la Croce Rossa la adottarono. Anche se la storia d’amore più pop e anche recentemente diventata virale è quella tra il divin codino, Roberto Baggio, e la sua Panda 4×4 verde militare.
Nel 1990 fu lanciata anche la Panda Elettra, con batterie al piombo e 100 chilometri di autonomia: un’anticipazione visionaria dei tempi che sarebbero venuti, anche se allora fu più curiosità che rivoluzione. Ma il messaggio era già lì: la Panda non smette mai di sperimentare.

Ultranovantenni e il segreto di lunga vita: continuare a sognare
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Una lunga vita (1980-2003)
In ventitré anni di produzione, la prima Panda venne aggiornata più volte senza perdere la sua identità. Restyling, nuove motorizzazioni, tetti apribili, versioni “Super”, “Sergio Tacchini”, “Young”, fino a un totale di oltre 4,5 milioni di esemplari. Perfino Gianni Agnelli – che con De Benedetti ebbe per sempre un rapporto conflittuale – fece disegnare per sé stesso vari modelli speciali: la 4×4 Spiaggina, più volte paparazzata a Cortina, e quelle con cambio automatico, il prediletto dall’Avvocato.
Prodotta anche in Spagna dalla SEAT (poi come Marbella), è rimasta sul mercato fino ai primi anni Duemila, sopravvivendo a generazioni di modelli più “moderni” ma meno amati. C’è qualcosa di commovente nella sua coerenza: un design quasi archetipico, sospeso tra funzionalismo e poesia. Eppure, in quell’angolo squadrato di lamiera, Giugiaro riuscì a racchiudere il sogno più umano dell’automobile: la libertà di muoversi.
Le eredi – poco convincenti –
Nel 2003 arrivò la seconda generazione, firmata Bertone, che portò la Panda nel nuovo millennio: cinque porte, airbag, comfort, sicurezza, e un successo immediato coronato dal titolo di Auto dell’Anno 2004.
Nel 2012, con la terza generazione, il design si fece più morbido e l’anima più urbana, ma la sostanza restò: compattezza, versatilità e un cuore italiano. Prodotta a Pomigliano d’Arco, la Panda continua a essere l’auto più venduta in Italia e una delle più longeve d’Europa. Nel 2020 è arrivata anche la versione ibrida, e nel 2024 Stellantis ha presentato la nuova Panda elettrica, un modello globale sotto i 25 mila euro: il futuro, ma con lo stesso spirito di sempre.

La leggenda continua
Quarantacinque anni dopo, la Panda resta un fenomeno di cultura materiale, un capitolo d’Italia fatto di viaggi, risate, stazioni di servizio e avventure improvvisate. Non è mai stata un’auto da sogno, ma è diventata un sogno di auto: quella che non ti tradisce mai, che non ha bisogno di essere bella perché è vera.
Nel 1980 fu la rivoluzione del necessario. Nel 2025 – con l’arrivo del disegno speciale che per la prima volta riproduce realmente, in chiave contemporanea, il disegno originale – è la prova che la semplicità, quando è geniale, non passa mai di moda.
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