Il Principe delle Tenebre è morto e anche noi non ci sentiamo tanto bene. Chi lo avrebbe mai detto che Ozzy Osbourne era mortale? Di certo non i suoi fan che lo scorso 5 luglio lo hanno visto comparire sul palco seduto su un trono nero durante il concerto “Back to the Beginning”. Quell’uomo fragile, da anni indebolito dal morbo di Parkinson e prima provato da una vita dedita alle droghe, continuava a esercitare un fascino magnetico.
Il Villa Park di Birmingham esplodeva della sua gente che lo aspettava, sicura di non rimanere delusa. Anche i suoi nipotini erano in estasi davanti a un nonno così metal che nessuno mai sarà più come lui. Davanti alle foto che lo commemorano e che alternano immagini di un folle giovane con quelle di un nonno accudente, viene istintivo chiedersi: Ozzy, chi eri davvero?
La morte di Ozzy Osbourne
Di certo uno che ha lasciato il segno nella storia della musica e spezzato il cuore a tanti andandosene via così, presto per un uomo qualunque, anche tardi per uno che ha vissuto come lui. È stato un rivoluzionario, un innovatore, un pazzo, un uomo dal cuore tenero che prendeva a morsi pipistrelli: Apollo e Dionisio, luce e tenebra. Fondatore dell’heavy metal, ha avuto il grande merito di dar voce alla rabbia e rivelarsi rifugio per tutti quelli che non si sentivano capiti.

Nato il 3 dicembre del 1948 a Birmingham – precisamente a Marston Green -, dove sarebbe morto 76 anni dopo. Lui, che il mondo lo aveva girato tutto e aveva vissuto a lungo negli Stati Uniti, è tornato a morire a casa sua. Nel 1970 fonda con Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward i Black Sabbath, di cui diventa frontman e voce inconfondibile. Sarà cacciato per questioni caratteriali nel 1979 per tornare sulle scene da solista con il progetto Blizzard of Ozz.
I più giovani lo hanno iniziato ad apprezzare nel reality The Osbournes, andato in onda dal 2002 al 2005 con la prima stagione più vista di sempre su MTV, in cui tutta la famiglia Osbourne, esclusa la figlia Aimee, si mostra nella sua routine quotidiana. Quindi tornerà nei Sabbath e affronterà la malattia e la depressione.
Un mito che non sembra essere perfetto ma aveva il grande merito di aver insegnato a tutti una lezione, come scrive una sua fan Serena in un post: “Ha vissuto a modo suo e se c’è una cosa che abbiamo imparato da lui è non chiedere “scusa” per come siamo”.
Ozzy Osbourne, un rivoluzionario, un innovatore, un pazzo
Eccola la sua grandezza: quella di spingere la musica oltre le note e le parole, quella di dar forma alla sua pazzia senza vergogna ma con fierezza. È stato ispirazione pura, una parola oggi così obsoleta. Sulla sua pagina ufficiale di Instagram, l’ultimo post è quello che annuncia la sua morte. 4 milioni i cuori e oltre 227 mila commenti in tutte le lingue possibili – dati aggiornati alle 13:00 del 23 luglio 2025 -. Quasi tutti lo ringraziano, qualcuno gli scrive di riposare in pace: “hai significato così tanto per me e per tanti altri” è una delle frasi più ricorrenti.
Questo era Ozzy, un’ondata d’amore. Faccia magnetica, sguardo da folle, capelli lunghi e trucco nero agli occhi, come Sean Penn in This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, che personifica una rockstar depressa tra pianto e disperazione che tanto ricordava il leader dei Black Sabbath. Ozzy era uno che non sapeva pronunciare il suo cognome e lo aveva trasformato in un soprannome. Uno che amava sua moglie Sharon, pilastro indiscutibile della sua vita, per poi tradirla con una parrucchiera e tornare da lei per morire tra le sue braccia.

Per ognuno dei suoi fan è stato più di un idolo musicale. Fabrizio scrive “Ricordo, come fosse ieri, quella volta in cui presi un treno per Parigi solo per comprare il singolo “If I Close My Eyes Forever”; era introvabile ma io lo cercavo con la tenacia di chi non vuole solo un disco ma una parte di sé. Quel viaggio fu un gesto d’amore, una canzone silenziosa”.
Il ricordo dei suoi fan
Anche la sua band non riesce a credere che Ozzy non ci sia più. Tony Iommi scrive: “Non riesco proprio a crederci! Il mio caro amico Ozzy è morto solo settimane dopo il nostro spettacolo al Villa Park. È una notizia così straziante che non riesco proprio a trovare le parole, non ce ne sarà mai un altro come lui. Geezer, io e Bill abbiamo perso nostro fratello”. Un messaggio cui fa eco quello di Geezer Butler: “Addio caro amico, grazie per tutti quegli anni. Ci siamo divertiti un sacco. 4 bambini dell’Aston, chi l’avrebbe mai detto, eh? Sono così felice di averlo fatto un’ultima volta di nuovo ad Aston. Ti voglio bene”.
Per concludere con il pensiero toccante di Bill Ward che posta una bellissima foto in bianco e nero di due giovani ragazzi con i capelli lunghi: “Dove ti trovo ora? Nei ricordi, i nostri abbracci non detti, le nostre telefonate mancate. No, sei per sempre nel mio cuore. Le più sentite condoglianze a Sharon e a tutti i familiari. Rip. Un sincero rimpianto a tutti i fan. Mai addio. Grazie per sempre”.

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L’omaggio dei Metallica e dei Guns N’ Roses per Ozzy
Gli omaggi fioccano anche dai gruppi come i Metallica, i Guns N’ Roses o da grandi come Jimmy Page. Anche in Italia lo ricordano in tanti nelle loro stories e nei loro post: da Cesare Cremonini ad Alessandro Gassmann. Ironico e originale il pensiero di Taffo, Funeral Services, con un paio di occhiali tondi su sfondo nero e la scritta*: “Ora vai all’inferno e insegna ai pipistrelli a volare”.* Tanti hanno scritto di lui e continueranno a farlo perché come si legge nel libro Master of Reality di John Darnielle, grande cantautore americano:
“Quando Ozzy dice “yeah” è come un alleluia per i suoi fan. O come la parte della messa in cui il prete dice “preghiamo”. Lui dice “yeah”, e tu sai dove sei e chi sei e sai che sei tra amici che ti capiscono. Io ero lì ieri notte e non mi importa cosa succederà. Non me ne importa niente”. Ecco cos’era Ozzy più di tutto, un compagno di viaggio che ti capiva. Nella sua biografia “Io sono Ozzy”, Arcana Editore, scriveva:
“Mio padre lo diceva sempre che un giorno avrei combinato qualcosa di grande. Me lo sento John Osbourne, tu combinerai qualcosa di veramente speciale, oppure finirai in prigione”.
Beh, mister Osbourne Ozzy sarà pure finito in prigione a diciotto anni, ma aveva ragione, ha combinato qualcosa di veramente speciale e oggi siamo tutti un po’ più soli.
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