“Il bello non è solo apparenza, ma anche armonia e proporzione”, è quanto sembra essere suggerito da gran parte delle stazioni della metropolitana di Napoli. Per l’estetica unica nel suo genere, la Linea 1 e la Linea 6 rappresentano di fatto uno dei sistemi di trasporto più belli d’Europa. Il risultato è il cosiddetto Metro dell’Arte, che consente alla città di essere una delle poche al mondo ad avere un museo underground.
Progettate da architetti di fama internazionale per rendere più accoglienti e piacevoli i luoghi della mobilità pubblica napoletana, le varie stazioni consentono alle persone di viaggiare oltre che con gli occhi, anche con la mente, al punto da perdersi nelle varie storie della città. Andarle a vedere diventa perciò un’esperienza
culturale irripetibile per tutti coloro che giungono nel capoluogo partenopeo.
2004: quando la metropolitana dell’arte nacque
Nel 2004, Napoli avviò un ambizioso progetto di ampliamento della sua rete metropolitana con l’obiettivo di modernizzare il sistema di trasporto e migliorare l’accessibilità delle zone periferiche. La novità principale di questa iniziativa fu la decisione di affidare la progettazione di alcune stazioni a celebri architetti internazionali, dando al progetto una dimensione culturale e estetica di grande valore. Questo approccio ha portato, nel tempo, alla creazione di stazioni che sono vere e proprie opere d’arte, perfettamente integrate nel contesto storico e culturale della città.
Il concetto di tripla A – arte, architettura e archeologia – ha guidato la realizzazione di queste fermate, concepite non solo come punti di passaggio, ma come luoghi dove l’esperienza visiva e culturale si fonde con quella funzionale. Ogni stazione è stata progettata con grande attenzione al design e arricchita da elementi che valorizzano la storia di Napoli, con scavi e reperti archeologici che dialogano con il presente.
20 anni in una fermata (o quasi)
A distanza di venti anni, la metropolitana di Napoli è diventata così una delle più affascinanti e distintive d’Europa, con risultati tangibili: nel 2024, la Linea 1 ha raggiunto i 40 milioni di utenti, diventando il mezzo di trasporto pubblico più utilizzato della città. Gran parte di questo successo è attribuibile al progetto che ha attirato un numero crescente di visitatori, i quali acquistano un biglietto non solo per spostarsi, ma anche per ammirare le straordinarie stazioni. Questo ha reso possibile non solo il potenziamento del trasporto pubblico, ma anche l’arricchimento della città. E ha trasformato ogni viaggio in metropolitana in un’esperienza culturale che racconta Napoli nella sua interezza.
Piscinola-Vomero: un viaggio rivoluzionario
Oggi, sono le stazioni di recente apertura a catturare l’attenzione dei passeggeri grazie al loro design moderno. Tuttavia, furono le prime fermate della Linea 1, che partivano da Piscinola e arrivavano al quartiere Vomero-Arenella, a giocare un ruolo cruciale nell’evoluzione della rete di trasporto pubblico. A distanza di anni, questa serie di fermate resta un emblema di una Napoli che, mentre si modernizzava, cercava di mantenere un legame con la propria storia.
Tra queste, la fermata più importante per un turista è sicuramente quella di Vanvitelli. Situata nel cuore del quartiere Vomero-Arenella, all’incrocio con l’omonima piazza, tale stazione (caratterizzata artisticamente da uno stile Urban, con murale e installazioni che richiamano il viaggio) rappresenta un punto di partenza perfetto per esplorare la zona collinare. A pochi passi dall’uscita di metropolitana, infatti, si trova Castel Sant’Elmo, che offre un panorama mozzafiato su Napoli. Inoltre, Vanviteli è vicina a Via Scarlatti, una delle strade più vivaci e ricche di vita del Vomero, con una vasta varietà di negozi, ristoranti e caffè che arricchiscono ulteriormente l’esperienza di chi scende a questa stazione.
Una narrazione condivisa della città
Meno rilevanti per i visitatori, ma di grande valore strategico per pendolari e residenti che desiderano spostarsi sia verso il centro città che verso altre zone del Vomero, sono poi le stazioni di Piazza Quattro Giornate e Piazza Medaglie d’Oro. Entrambe le fermate si affacciano su piazze dal grande valore storico: Piazza Medaglie d’Oro è intitolata a napoletani insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre Piazza Quattro Giornate ricorda l’insurrezione del 27-30 settembre 1943 contro l’occupazione nazista. Un evento che ha segnato in modo indelebile la memoria collettiva di Napoli.
Di fronte a questo intreccio tra modernità e storia, è possibile affermare che le fermate del quartiere Vomero-Arenella non solo facilitano i viaggi quotidiani, ma contribuiscono anche a costruire una narrazione condivisa della città. Sebbene, infatti, oggi queste stazioni siano diventate vintage, sono state pionieristiche per Napoli, aprendo la strada a un collegamento rapido e comodo tra la zona collinare e il cuore pulsante della metropoli.

Salvator Rosa e Materdei: dove l’arte ebbe inizio
Sarà solo nei primi anni 2000 che avverrà la vera svolta artistica nella rete di trasporto pubblico di Napoli. Progettate dall’Atelier Mendini, le stazioni di Salvator Rosa e Materdei non furono più considerate solo come semplici strutture funzionali, ma quali autentici esempi di fascino estetico, contribuendo alla trasformazione del quartiere Avvocata, che fino a quel momento era stato poco valorizzato.
La stazione di Salvator Rosa si distingue per un elemento decisamente originale e sorprendente: all’interno, l’atmosfera si arricchisce di carcasse arrugginite di vecchie Fiat 500, un omaggio nostalgico a un’icona dell’automobilismo italiano, simbolo di un’epoca passata e di un’Italia che cambiava. E anche un’opera di grande interesse. Il gruppo di vecchie 500, si intitola “A subway è chiù sicura“, progettate dagli artisti Emiliano Perino e Luca Vele nel 2001, in un primo richiamo all’ecologia nei trasporti.
La minimal art di Sol LeWitt
D’altro canto, la fermata di Materdei si distingue invece per un’installazione altrettanto affascinante, ma completamente diversa nel linguaggio e nell’impatto visivo. Il progetto è dell’Atelier Mendini, che ha preso attorno a sé un collettivo artistico di grande levatura. Il corridoio centrale – una delle opere più importanti – è interamente ricoperto dai Wall Drawings, una serie di opere ideate da Sol LeWitt. Uno dei maestri della minimal art. I suoi lavori, caratterizzati da linee geometriche e colori vivaci, danno vita a un’esperienza visiva intensa e dinamica. I disegni murali, con la loro struttura rigorosa ma al contempo fluida, trasformano il corridoio in una superficie in continua evoluzione. Qui il movimento dei viaggiatori sembra dialogare con l’arte stessa.
Questo periodo segna un cambio di rotta significativo, in cui arte e architettura si fondono in modo innovativo, trasformando le fermate da semplici punti di attesa a vere e proprie opere d’arte. Le stazioni della Metro dell’arte iniziano così a essere concepite come spazi immersivi. Luoghi dove l’arte contemporanea diventa parte integrante dell’esperienza quotidiana del viaggiatore, rendendo ogni viaggio non solo un spostamento, ma anche un incontro con la cultura.

La Napoli di Gae Aulenti
Eppure, il viaggio non si ferma qui. Ad accogliere i visitatori è la stazione di Museo-Cavour, la cui utilità è indiscutibile. Sebbene non si distingua per l’aspetto estetico, questa fermata offre il vantaggio di consentire il cambio con la Linea 2, a cui appartiene la fermata dedicata al Conte di Cavour. La fermata Museo, invece, è una delle 4 opere napoletane della grande archistar Gae Aulenti. Una “sequenza di volumi essenziali di intonaco rosso e pietra vesuviana” che vanno a unire i diversi livelli di una strada, via Foria, che comincia ad arrampicarsi verso la collina. Il tutto con uno sguardo, in materiali e colori, al vicinissimo MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), a cui il nome richiama.
Proseguendo, arriviamo poi alla stazione di Dante, anche questa progettata dalla più importante esponente del Neoliberty. Questa per lungo tempo è stata l’unica fermata a collegare la città con il centro storico, fungendo da capolinea della tratta per Garibaldi. Tra le opere decorative più interessanti, l’installazione di Jannis Kounellis. Un’imponente pannellatura in acciaio, attraversata da putrelle simili a binari, che catturano scarpe e oggetti quotidiani, creando un intreccio di suggestioni forti e simboliche. In occasione della progettazione di entrambe le fermate del Metro, Gae Aulenti ha riprogettato anche le piazze in cui queste sorgono.
Toledo: la Metro più bella del mondo
Tuttavia dopo il 2010, questa stazione non segna più la fine del viaggio. Il percorso continua, trasportando i visitatori alla stazione di Toledo, probabilmente la più iconica e frequentata dell’intera Linea 1, nonché punto di accesso a una delle arterie più vivaci e importanti dello shopping partenopeo.
Descritta come la metro più bella d’Europa e del mondo dal Daily Telegraph e dalla CNN, la stazione di Toledo è stata aperta nel 2013. Su progetto dell’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca, questa si contraddistingue per essere oramai uno dei luoghi simbolo di una città come Napoli, conosciuta nel mondo per il mare. Ma anche per le sue viscere, per la sua natura sotterranea. È questo aspetto della città che viene qui celebrato grazie all’attento utilizzo di materiali e colori, che trasmettono al visitatore la sensazione di scendere nel cuore della Terra. Dal nero alle entrate che rimanda all’asfalto della città, si passa ai toni caldi della terra e del tufo partenopeo color ocra.
Tutto per poi arrivare alle varie tonalità di azzurro che sottolineano il passaggio al di sotto del livello del mare. Un effetto sensoriale che viene accentuato ulteriormente dal “crater de luz”.
L’enorme apertura verticale a forma di cono nel soffitto della stazione è di fatto l’unione di tre opere diverse. Alcune a firma dello stesso architetto catalano. Il cratere, progettato per far entrare la luce naturale dall’alto e creare un effetto di illuminazione unico all’interno dello spazio sotterraneo, è in grado di dare al visitatore l’idea di stare sul fondale marino. Il tutto rafforzato dai pannelli animati ideati da Robert Wilson. Opere che danno al visitatore che si incammina verso i binari, l’effetto ottico del mare increspato dal movimento delle onde.

Tra mare e storia: Municipio
Altra corsa, altra fermata da ammirare: quella di Municipio. Questa stazione entra di diritto nel sistema di mobilità intermodale di Napoli, grazie alla sua uscita diretta sul porto. Un collegamento che rende facile il passaggio tra la metro e i trasporti marittimi, trasformando la stazione in un crocevia fondamentale per chi deve proseguire il viaggio via mare. Questa integrazione tra diversi mezzi di trasporto ottimizza la fluidità degli spostamenti e rende la città ancora più accessibile ed interconnessa.
Progettata dai portoghesi Àlvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, la sua realizzazione ha regalato alla città e ai viaggiatori uno scavo archeologico urbano unico nel suo genere e tra i più importanti degli ultimi 20 anni. Il dialogo costante delle architetture moderne con le preesistenze storiche mostrate al’interno e all’esterno della stazione costituisce l’anima del progetto.
Chiaia: la grande bellezza
Tuttavia, nel progetto originario della Linea 1, la stazione di Municipio non era prevista. Fu introdotta successivamente, a seguito della modifica del tracciato, con l’obiettivo di creare l’interscambio con la Linea 6, parte integrande della Metro dell’arte. Su questa linea si trova la fermata di Chiaia.
Progettata dall’architetto napoletano Uberto Siola, con l’intervento artistico di Peter Greenaway, questa stazione offre ai visitatori un viaggio simbolico nella mitologia antica. Ogni livello evoca divinità della Grecia classica. Sviluppata su tre livelli, i colori distintivi dei diversi piani richiamano all’Olimpo e gli Inferi, creando un’esperienza visiva e concettuale senza pari.
L’ingresso principale della stazione, situato in piazza Santa Maria degli Angeli, è caratterizzato da una maestosa cupola vetrata in acciaio e cristallo, che lascia filtrare la luce naturale lungo un percorso di circa quaranta metri, illuminando i binari. Al centro di questo spazio, svetta la statua di Giove, protettore dei viaggiatori, che conferisce alla stazione una profonda valenza simbolica.

Da Nettuno ad Ade
Il primo livello, con le sue tonalità di bianco e blu, ospita un grande pozzo di dodici metri di diametro, dedicato a Nettuno. La luce filtrata dalla cupola illumina questo spazio che si sviluppa verso l’alto, attraversato da una scala elicoidale. Sul parapetto, il verso di Ovidio “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas” richiama la bellezza e la purezza dell’acqua, elemento sacro e rigenerante.
Il secondo piano è dedicato invece a Cerere, dea delle messi, che simboleggia la terra e l’agricoltura. Con il predominio del colore verde, questo livello ospita le riproduzioni delle statue della Collezione Farnese, celebre parte del MANN. Il terzo livello è dedicato a Proserpina, figlia di Cerere e regina degli Inferi. Qui, sei melograni decorano l’ambiente, simbolizzando il legame della dea con l’oltretomba e il ciclo di morte e rinascita. Il melograno, frutto della fertilità e della conoscenza, rappresenta il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, creando un’atmosfera di mistero e profondità.
Infine, l’ultimo livello della metro Chiaia: il piano del ferro. Caratterizzato dal colore rosso e dedicato ad Ade, dio degli Inferi, è illuminato da una cupola in acciaio che ospita 320 occhi arancio, simbolo della vigile presenza del dio sugli spostamenti dei viaggiatori. Tale livello, con la sua cupola imponente e il suo design oscuro, richiama l’inquietudine e la potenza del mondo sotterraneo.
Una progettazione filosofica
Di fronte a questa progettazione, è possibile intuire che la stazione di Chiaia non è un solo luogo di transito, ma un potente simbolo delle nostre aspirazioni più profonde e della ricerca interiore che ci spinge a evolverci. Ogni livello rappresenta un passo nel superare le proprie barriere, risvegliando la spiritualità e la consapevolezza nel visitatore. Spingendolo verso una continua crescita e trasformazione, oltre i propri limiti.
Corso Umberto: da Rashid a Fuksas
Le emozioni non si fermano a Chiaia. Nel ritornare sulla tratta della Linea 1 che porta a Centro Direzionale, incontriamo la stazione Università. Inaugurata nel 2011 e progettata dall’architetto e designer Karim Rashid. Questa fermata è stata pensata principalmente per agevolare gli spostamenti di studenti e lavoratori, offrendo un facile accesso a Piazza Borsa e a Via Marina. Con il suo design moderno e funzionale, la stazione si inserisce nel tessuto urbano, facilitando i collegamenti tra le principali aree accademiche.
La congestione di forme e colori di questa fermata della metro rimandano di fatto il visitatore a un ambiente costruito di tipo futuristico. Così facendo, tale stazione propone un’esperienza immersiva e multisensoriale. Qui volumi morbidi, cromie fluo vibranti e materiali d’avanguardia si fondono, per dare forma ad un linguaggio espressivo audace e contemporaneo.

Benvenuti al Sud: il cammino di San Gennaro prende vita
Dal cuore della città fino al Sannio: un percorso sulle orme del Patrono di Napoli. Di G. Caruso
La cupola di Via Duomo
La tappa successiva è la stazione di Duomo, tra le ultime inaugurate in ordine cronologico. Progettata degli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas, presenta anch’essa una composizione articolata su diversi livelli. Partendo dall’esterno esterno, si distingue subito per la particolarissima bolla di vetro, che illumina un basamento dei giochi olimpici, presente al piano superiore della fermata.
Una volta dentro, un particolare sistema illuminotecnico, permette un viaggio emozionale a coloro che la percorrono per arrivare alle banchine. Questo sistema di illuminazione interagisce con la luce solare, modificando i colori in base alle diverse ore del giorno. Gli esagoni intagliati nei pannelli di rivestimento vengono retroilluminati e si tingono delle sfumature del cielo: dall’azzurro chiaro del mattino, all’arancio del tramonto, fino al blu profondo del crepuscolo.
Garibaldi e Centro Direzionale: verso la chiusura del cerchio
Oltrepassata la fermata di Garibaldi che ha il pregio di ospitare bar e negozi sul piano sommitale all’aperto, prima di portare alla stazione ferroviaria, la tratta offre la fermata di Centro Direzionale. Il momentaneo capolinea in previsione della chiusura del progetto, che arriverà fino all’aeroporto. Inaugurata nel 2025, la nuova Stazione porta la firma dell’architetto Benedetta Tagliabue e dello studio di architettura di fama internazionale EMBT.
La struttura in legno è una delle peculiarità di questa fermata della metro dell’arte, che sorge nel cuore di un’area dominata da un complesso di grattacieli destinati prevalentemente ad uso uffici. La scelta del legno è stata fatta al fine di introdurre un elemento organico e naturale in netto contrasto con l’ambiente circostante. Tutto con l’obiettivo di evocare la sensazione di trovarsi all’interno di una foresta, nonostante il contesto artificiale.
Sebbene tale stazione sia molto bella da visitare, come tante altre rappresenta anche un nodo strategico per la mobilità cittadina. Situata in una zona caratterizzata da un’intensa attività lavorativa e commerciale, la fermata è pensata infatti per alleggerire il traffico veicolare privato.

Metro dell’arte: non solo trasporto urbano
La metropolitana di Napoli rappresenta dunque un nuovo paradigma urbano, dove bellezza e funzionalità si intrecciano in un equilibrio perfetto. Le sue stazioni non sono semplici punti di passaggio, ma vere e proprie porte che conducono il visitatore alla storia della città. Esse permettono di scoprire le tradizioni, le contraddizioni e le storie che si intrecciano nel cuore pulsante del capoluogo partenopeo. Possiamo quindi dire che la metropolitana di Napoli non è solo un mezzo di trasporto. È piuttosto un viaggio che svela la città in tutta la sua complessità e vitalità.
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