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Mani Nude: pugni e disumanità nel thriller con Alessandro Gassmann

Alessandro Gassmann è Minuto, ex pugile senza scrupoli, nel film tratto dal romanzo di Paola Barbato. Un viaggio nell’ombra dove i bravi ragazzi diventano bestie da combattimento.

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Dopo Il mio nome è vendetta, grande successo su Netflix nel 2022, Alessandro Gassmann ci ha preso gusto a menare le mani. Torna a farlo nel ruolo di Minuto in Mani Nude, film di Mauro Mancini tratto dall’omonimo romanzo di Paola Barbato, in sala dal 5 maggio.

Il suo personaggio è un pugile spietato, assoldato da un boss della malavita per addestrare ragazzi da mandare a combattere in incontri clandestini. L’ultimo arrivato è Davide (Francesco Gheghi, solo 21 anni e già un talento immenso, fresco di prima nomination al David di Donatello come miglior attore protagonista per la prova in Familia), prelevato di forza da una discoteca e gettato sul ring. Sarebbe facile definire il film un “Fight Club all’italiana”. In realtà in Mani Nude c’è anche molto di Old Boy di Park Chan-wook. Sì, ci troviamo di fronte a un titolo italiano dalle ambizioni internazionali. E in effetti le scene di combattimento sono girate in modo inedito per il nostro cinema.

Disumanizzato e trattato come un cane, Davide diventa presto Batiza, scoprendo che la vita si divide in “cani maggiori e cani minori”, come vengono definiti i diversi pugili.

Mani Nude: che cani si sentono Gassmann e Gheghi?

Inevitabile quindi fare una domanda alla Belve di Francesca Fagnani: che cani si sentono Gassmann e Gheghi? Il primo: “Facendo questo mestiere di cani un po’ ne ho incontrati. Tutti minori solitamente. Non è il caso di Francesco Gheghi, chiaramente. Questo è un film molto denso, molto forte, molto drammatico. Oserei dire tragico. È un film di genere, d’autore e d’azione tragico. Non mi sento un cane, nel senso di quelli rappresentati nel racconto, perché naturalmente tendo a essere più pastore. Sono più interessato a dialogare con chi vuole mordermi, che a cercare di mordere in maniera più violenta di lui. Comunque sarei cane maggiore, ovviamente: non solo perché sono quasi due metri, ma perché sono… No?”. Gheghi concorda: “Io mi sento il figlio del cane pastore di Alessandro: mi piace tantissimo questa cosa che ha detto”.

Da sinistra, Fotinì Peluso, Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann in una scena di Mani Nude per la regia di Mauro Mancini
Da sinistra, Fotinì Peluso, Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann in una scena di Mani Nude

L’epoca in cui ci si abitua a tutto

Gassmann ha ragione: attraverso il genere Mani Nude dà una fotografia desolante della società contemporanea. C’è un altro ragazzo, rapito come Davide, ribattezzato Puma (Paolo Madonna), che gli dice: “Ci si abitua a tutto”. Ecco: quanto è deleteria questa cosa nel mondo di oggi, in cui, grazie alla velocità e all’onnipresenza dei social, ci siamo abituati alle immagini più tremende? Il regista: “Questa frase è fondamentale: uno dei temi centrali del film è proprio la disumanizzazione alla quale vanno incontro sia il personaggio di Francesco che quello di Alessandro. Sia Minuto che Davide e tutti gli altri cani, maggiori e minori, sono disumanizzati”.

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Mani Nude: la figura sempre più inquietante del “bravo ragazzo”

Mani Nude però, così come il romanzo di Barbato, riserva alcune sorprese. Diciamo che la figura del “bravo ragazzo” ne esce sempre più incrinata. Le cronache quotidiane sono piene di “bravi ragazzi” che compiono atti orribili, spingendoci a pensare: “Ma come è possibile che uno con quella faccia pulita abbia fatto una cosa del genere?!”. I “bravi ragazzi” oggi fanno paura? Per Gheghi: “Credo che tutti noi abbiamo un lato oscuro. Quindi ce l’hanno anche questi bravi ragazzi. Dipende molto dall’educazione e dalla presenza o meno di una figura genitoriale pronta a seguirli. In questo caso Davide evidentemente non ce l’ha avuta. Ed è il motivo per cui la ritrova, in un contesto così paradossale, in Minuto”.

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Scritto da
Valentina Ariete

Giornalista pubblicista, scrive di cinema e serie tv per Movieplayer e La Stampa. Ha partecipato a programmi tv, radio e podcast. Specializzata in interviste, segue i principali festival di cinema, da Cannes a Venezia. Vincitrice del Premio Domenico Meccoli “Scrivere di Cinema” 2024, mette la stessa passione nel divulgare la settima arte di quando, a 3 anni, fece la sua prima videorecensione: era quella di Biancaneve e i sette nani e gli smartphone ancora non esistevano, signora mia!

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