Luciano Degiacomi e le Langhe, quel territorio che rappresenta una delle aree più suggestive e conosciute del Piemonte. Questo paesaggio, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è celebre per i suoi vini pregiati e per il tartufo bianco d’Alba, considerato uno dei più prelibati al mondo. Ma oltre alla bellezza naturale e alla ricchezza gastronomica, le Langhe sono custodi di una cultura fatta di saperi contadini e di una solida identità locale. In questo contesto, figure come Luciano Degiacomi hanno giocato un ruolo fondamentale nel valorizzare e promuovere il territorio, trasformando l’enogastronomia in un elemento centrale del patrimonio autoctono.
Luciano Degiacomi: il farmacista che ha curato l’anima delle Langhe
Luciano Degiacomi (1921-1995) è stato un farmacista di professione e un protagonista della valorizzazione delle Langhe per passione. La sua farmacia ad Alba era più di un semplice luogo di cura. Era un vero e proprio salotto culturale, punto di incontro per intellettuali, produttori e appassionati del territorio. Degiacomi era un visionario concreto, capace di trasformare idee in progetti tangibili.

La sua passione per la terra e per le tradizioni locali lo ha portato a intraprendere iniziative che hanno lasciato un segno che ancora oggi permane nella storia locale delle Langhe. Uno dei suoi progetti più ambiziosi fu il recupero del Castello di Grinzane Cavour, che divenne un centro nevralgico per la promozione dell’enogastronomia piemontese. Grazie all’impegno di Luciano Degiacomi suo impegno, il castello ospita oggi l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour. Ma anche il Museo delle Langhe e l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba.
La confraternita per la cultura del gusto
Nel 1967, insieme ad altri 20 appassionati, Degiacomi fondò l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba. Una confraternita enogastronomica con l’obiettivo di conservare, tutelare e far rinascere usi, costumi e tradizioni popolari locali. Oltre a qualificare l’enogastronomia del territorio e promuovere i vini tipici dell’albese, sia in Italia che all’estero.
Sotto la sua guida, l’Ordine divenne un punto di riferimento per la promozione della cultura del gusto, organizzando eventi, degustazioni e cerimonie che celebravano le eccellenze locali. Degiacomi fu Gran Maestro dell’Ordine per venticinque anni, durante i quali condusse centocinquanta capitoli, le assemblee dei membri dell’ordine. Nominò centinaia di nuovi Cavalieri, contribuendo a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento dei prodotti delle Langhe in tutto il mondo.

Il Piatto d’Oro e la Selezione dei Grandi Vini dell’Albese
Degiacomi fu anche l’ideatore del concorso “Il Piatto d’Oro“, nato nel 1961 con l’obiettivo di valorizzare la cucina tradizionale delle Langhe. Con la partecipazione di 84 ristoranti suddivisi in sei zone del territorio, l’iniziativa mirava a riscoprire e promuovere le ricette autentiche albesi. I sei finalisti, selezionati attraverso un sistema di votazione, si sfidarono con menu ispirati alla memoria del posto. Pare quasi di vedere uno degli attualissimi programmi televisivi dove ospitalità, prezzo, menu e servizi vengono giudicati su un taccuino e alla fine si stappa tutti assieme una bottiglia di spumante.
Qui le cose erano leggermente diverse e la commissione, anonima, aveva anche l’aiuto del pubblico che si avvaleva di apposite cartoline pensate per l’occasione. Su questa base, nel 1963 venne pubblicata la guida “Langhe d’Alba” e vennero presentati i finalisti al Circolo della Stampa di Milano. La vittoria andò alla trattoria Corona Grossa di Cortemilia, gestita dalla famiglia Olivieri. Tre anni di lavoro e di sponsorizzazione, come diremmo oggi. Manifesti pubblicitari e volantini sparsi e distribuiti nelle regioni limitrofe per avere il maggior numero di pareri possibile, prima di esprimere un giudizio universale. Un sistema ben più collaudato di quelli attuali dove il giudizio è di tipo oligarchico.

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Queste iniziative hanno dimostrato la capacità di Degiacomi di coniugare l’amore per le origini alla competenza professionale, creando strumenti efficaci per il supporto territoriale. La sua visione lungimirante, unita a un profondo rispetto per le tradizioni locali, ha permesso di creare un modello di sviluppo sostenibile basato sulla valorizzazione delle risorse culturali e gastronomiche. Oggi, le Langhe continuano a beneficiare dell’eredità di una persona che ha saputo trasformare l’attaccamento verso la propria terra in azioni concrete, capaci di generare valore e identità.
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