Alcune delle divise firmate da Katia Minniti
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Moda da lavoro: con Coromandel Couture l’accoglienza adesso cambia volto

Ex Gucci e fondatrice di uno dei bistrot più amati di Roma, Katia Minniti oggi veste l’accoglienza: con Coromandel Couture, l’abito torna protagonista.

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Katia Minniti Berard festeggia il primo anno della sua Coromandel Couture, l’impresa che si occupa di vestire chiunque lavori a contatto con il pubblico.  “Ho cominciato dalla ristorazione, dato che Coromandel è il mio ristorante sono partita da una realtà che conosco molto bene”. Ovvero da un bistrot che sull’estetica oltre che sul gusto, ha fondato la sua fama. Katia del resto è una fashion designer, con un passato da Gucci e una serie di consulenze sempre legate al mondo della moda.

Coromandel Couture? È nata da un’idea semplice

La sua è un’idea semplice nata da una riflessione: “Un anno fa ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto creare una linea personalizzata per i camerieri di sala. Mi sono accorta, da cliente, che tutti i camerieri sono vestiti uguali eppure i ristoranti possono essere molto diversi tra di loro. Questa stonatura mi disturbava, tutto è cominciato da lì. Ho iniziato a domandarmi perché s’investe tanto sul design di un locale ma non sull’abbigliamento del personale. Personale che, a pensarci è il fulcro dell’accoglienza in qualsiasi attività commerciale? L’accoglienza è tutto e passa soprattutto dal personale, invece qui in Italia siamo ancora molto lontani dal capirlo. La maggior parte dei camerieri indossa un total black look, a volte spezzato con una camicia bianca, completamente spersonalizzato e decontestualizzato. Che poi non c’è nulla di meno accogliente del nero, è il colore per eccellenza cui si attribuisce un lutto”.

Ritratto di Katia Minniti
Katia Minniti

Le linee personalizzate per Zia e SanLorenzo

Spinta da questa riflessione e dall’opportunità di ideare una linea ad hoc per Zia, il ristorante stellato di Antonio Ziantoni zona Trastevere a Roma, parte questa nuova avventura. “Lì hanno capito che l’abito fa il monaco eccome. Mi hanno chiesto una linea personalizzata per l’estate e poi ne ho realizzata una anche per l’autunno inverno, così ho realizzato giacche, maglie e pantaloni che fossero non solo in tono con il ristorante ma anche funzionali e comodi”. 

A seguire Katia ha vestito lo staff de il SanLorenzo, uno dei ristoranti di pesce più esclusivi della Capitale, alle spalle di Campo De’Fiori. Un luogo moderno e colorato dove la stilista ha immaginato delle “divise” più cool se vogliamo, con pezzi più di tendenza come le cravatte e i tessuti rigati. 

La moda lavora per personalizzazione

Scendendo più nel dettaglio Coromandel Couture offre due tipologie di preventivi: il primo è quello della ideazione.  Katia fa un primo incontro dal cliente per capire l’ambiente e il tipo di clientela che lo frequenta. Poi, nel caso della ristorazione, assaggia alcuni piatti, studia il menu. Il secondo appuntamento avviene in atelier. Il cliente deve conoscere il metodo di lavoro di Katia, toccare e vedere le stoffe, che lei per lo più acquista in Francia e che spesso sono tessuti e stampe vintage. A quel punto si procede con il primo preventivo quello della ideazione.

Katia studia una tipologia di divisa che possa essere in “armonia” con l’attività del cliente. Se questa idea è sufficiente al cliente per poter poi realizzare in proprio il prodotto, il lavoro di Katia si esaurisce, viceversa se dopo l’ideazione si vuole passare alla realizzazione si procede con un secondo preventivo che può avvenire in tre forme. 

Un dettaglio delle divise disegnate da Katia Minniti per la sua Coromandel Couture
Coromandel Couture – Detailing

Katia Minnit: una designer, tre modi di lavorare

La prima: la completa personalizzazione della divisa. Dall’ideazione alla produzione, in tal senso Katia si appoggia a due aziende marchigiane che l’aiutano per la realizzazione di grembiuli una e per quella delle camicie l’altra. La seconda: un vero e proprio servizio di personal shopper. Una parte della divisa può essere reperita in store esistenti e in caso avere una personalizzazione relativa al grembiule, pezzo forte della Coromandel Couture, o a un ricamo sulla t-shirt o sulla camicia. La terza: è la realizzazione di linee guida. Ti creo il look, ti dico dove poterlo reperire, così da sapere anche dove poter andare ad acquistare nuovamente i capi in caso vadano rinnovati”. Ognuno può procedere come meglio crede.

L’abito forse non fa il monaco, ma l’accoglienza si

Manca la cultura dell’accoglienza che passa anche per l’abito. In termini di percentuali bisognerebbe calcolare una parte di spesa per vestire il dipendente, questa voce non è quasi mai presa in considerazione. Mi chiedo come mai? Se tu spendi tanto per rendere accogliente, bello e funzionale un posto perché non pensare a come vestire i dipendenti che devono interagire con il cliente? Si fa molta fatica. All’estero è un concetto un po’ più sdoganato. Esistono case di moda che si occupano di abiti da lavoro ma in generale mi sento di dire che solo Coromandel Couture offre una personalizzazione delle divise come progetto ideato e studiato per ciascun cliente

La paura di spendere troppo è lo step da superare. L’investimento sulle divise sembra quello su cui si può risparmiare anche in relazione all’usura di un abito rispetto per esempio alle sedie di un ristorante ma anche per questo Katia ha una risposta: “Di solito nel mio progetto sono previsti tre cambi sopra e due sotto. Quindi un numero sufficiente per mantener la divisa in ordine per la settimana. Poi la mia offerta è talmente personalizzabile che non si può dare un costo specifico. Posso partire da zero e produrre tutto e questo avrà un costo. Oppure posso limitarmi a suggerire degli acquisti e questo avrà un altro di costo. Lo scopo è poter migliorare il concetto di accoglienza anche attraverso lo stile di una divisa, quindi c’è una soluzione economica per diversi tipi di budget”.

Chef e personale di cucina: un lavoro differente

“In cucina le giacche devono essere resistenti e lavabili. Sto meditando su una linea per la cucina, chissà forse sarà il prossimo passo”. Dal momento che la creazione avviene su ordinazione non esiste una collezione estiva o invernale. L’unica collezione esistente, che può essere acquistata online o in atelier, riguarda i grembiuli (attualmente in produzione nelle nuove versioni) e alcuni oggetti che si possono vedere in loco. 

Coromandel Couture si trova a pochi metri da Coromandel, il ristorante bistrot che Katia ha fondato a due passi da Piazza Navona. Locale divenuto negli anni punto di riferimento per colazione e brunch. E’ un posto dove si respira tutta la creatività di Katia, un posto magico dove i sogni diventano realtà e a cui tutti possono rivolgersi: “Il mio è un progetto valido non solo per Roma ma per tutta Italia e anche oltre”. Del resto chi può mettere confini ai sogni? 

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Coromandel Couture 

Via di Monte Giordano 43, Roma 
Aperto tutte le mattine e su appuntamento
cell. 393 2436994 

Autore

  • Chiara Maria Gargioli

    Giornalista per passione, nata in tv (La7) e passata alla radio (Slash Radio Web, radio dell'Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti). Collaboro con quotidiani, periodici e siti web e mi appassiona l’enogastronomia, la cultura, lo sport, i viaggi, i diritti e le questioni di genere. Punto debole amo tutto ciò che è bello e fatto con amore. Di sogni ne ho tanti quanti sono i cassetti di un comò: scrivere un romanzo; girare il mondo; incontrare JKRowling e veder vincere la Champions League dalla mia AsRoma. Ah, dimenticavo, mi muovo solo in Vespa!

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Chiara Maria Gargioli

Giornalista per passione, nata in tv (La7) e passata alla radio (Slash Radio Web, radio dell'Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti). Collaboro con quotidiani, periodici e siti web e mi appassiona l’enogastronomia, la cultura, lo sport, i viaggi, i diritti e le questioni di genere. Punto debole amo tutto ciò che è bello e fatto con amore. Di sogni ne ho tanti quanti sono i cassetti di un comò: scrivere un romanzo; girare il mondo; incontrare JKRowling e veder vincere la Champions League dalla mia AsRoma. Ah, dimenticavo, mi muovo solo in Vespa!

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