Nel cuore di Roma, in via di Ripetta, si trova un locale che si distingue per la sua originalità e per l’offerta variegata: Il Marchese. Non si tratta semplicemente di un ristorante, ma di un’osteria con mercato e, soprattutto, del primo Amaro Bar d’Italia, se non addirittura d’Europa. Un luogo dove la tradizione culinaria romana incontra la cultura dell’amaro, in un’atmosfera che oscilla tra il fascino decadente della capitale e una vivacità contemporanea.
Varcata la soglia de Il Marchese, si viene accolti da un ambiente curato, dove l’illuminazione crea un’atmosfera avvolgente e rilassata. L’arredamento, che richiama l’eleganza di un’osteria di una volta, si fonde con elementi moderni, creando un’armonia tra passato e presente.
Occhio di riguardo per la qualità degli ingredienti
La proposta gastronomica de Il Marchese è radicata nella tradizione romana, con un occhio di riguardo per la qualità degli ingredienti. Tra i piatti più apprezzati, spicca la carbonara, descritta come una “diva di un teatro piccolo ma stipato di applausi”.
Pasta al dente, cremosa ma non liquida, punteggiata da un guanciale che sembra cotto in una camera iperbarica. Il sapore? Esplosivo, sì, ma anche sfacciato. Come se il pecorino, lasciato stagionare in solitudine per diciotto mesi in una grotta piena di ricordi nervosi, avesse deciso di sfogarsi in un piatto solo. A tratti irresistibile, a tratti eccessiva, come una lettera d’amore che continua anche dopo il punto.

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Se la carbonara è una carezza troppo ruvida, il tiramisù è invece un abbraccio che si rifiuta. L’idea de Il Marchese è ambiziosa: reinterpretare il classico romano con i biscotti Gentilini Osvego – reliquie laiche dell’infanzia italiana, capaci di frantumarsi in gola come vetri dolci. Peccato che il risultato sia più un test di masticazione che un vero dolce.
Il vero fiore all’occhiello de Il Marchese è l’Amaro Bar
I gentilini, duri come la volontà di un nonno veneto, resistono alla forchetta e al tempo. La crema semifredda che dovrebbe scioglierli li accompagna invece con distacco, come un cameriere scontroso che versa l’acqua troppo lontano dal bicchiere. Niente equilibrio, nessun incantesimo: un dessert che rimane a metà, come una promessa disattesa.

Ma il vero fiore all’occhiello de Il Marchese è l’Amaro Bar. Con oltre seicento etichette italiane, selezionate con cura e passione, offre una vera e propria “biblioteca di sapori”. L’amaro, con la sua complessità e la sua storia, diventa protagonista, capace di evocare “stati d’animo” diversi e di raccontare l’Italia in un sorso. Che si preferiscano quelli scuri e ruvidi, quelli erbacei o quelli dolci, c’è un amaro per ogni gusto e occasione.
Selezione d’autore
La selezione di amari è stata infatti curata da Jerry Thomas Project, gruppo romano di locali specializzati in cocktail d’annata e riscoperta di liquori antichi, con l’obiettivo di offrire un’esperienza sensoriale unica, con tanto di mescita effettuata con antiche strumentazioni. Il locale dichiara infatti di avere la più grande collezione di amari italiani, per un vero viaggio nel gusto più amato del Belpaese, l’amaro.

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È qui che il Marchese trova davvero la sua voce: non nella carbonara teatrale né nel tiramisù didascalico, ma in quell’arte liquida e silenziosa di raccontare l’Italia in un sorso. L’insegna romana si propone quindi come un luogo dove la tradizione gastronomica romana viene reinterpretata con creatività, forse anche troppo, e dove la cultura dell’amaro trova la sua massima espressione nel primo amaro bar.
E allora ci si torna, ma non per i biscotti, né per l’eccesso di sapida, ma per quella sensazione breve e nobile che solo un buon amaro sa regalare: quella di aver capito qualcosa, senza sapere bene cosa.
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