Mare, estate, ricchezza e gioventù sono gli ingredienti perfetti a condimento della nuova serie L’estate dei segreti perduti, teen drama che mescola pulsioni adolescenziali alla Dawson’s Creek con le ben più conflittuali atmosfere di acclamati prodotti recenti come The White Lotus o Succession. In top ten da più di due settimane, è in onda su Amazon Prime, con 8 episodi da 50 minuti l’uno. We were liars (questo il titolo originale) fonde tematiche prettamente giovanili con le più seducenti atmosfere del thriller:connubio vincente che è già andato virale. Una popolarità forse pre-annunciata e che sembra, di fatto, bissare il trionfo ottenuto dal romanzo cui s’ispira, ovvero l’omonimo bestseller di E. Lockhart, vincitore tra l’altro del Goodreads Choice Award for Best Young Adult Fiction.
Beechwood: paradiso estivo
Scritta e prodotta da due autrici già note e apprezzate nel panorama della serialità, ovvero Julie Plec (The Vampire Diaries, Legacies) e Carina Adly MacKenzie (Roswell, New Mexico, The Originals), questa nuova serie targata Prime Video segue le vicende estive di alcuni ragazzi. Ovvero Cadence Sinclair detta Cady (Emily Alyn Lind), e dei suoi cugini, rampolli biondi belli e ricchissimi dell’omonima famiglia di imprenditori, cui fa capo l’integerrimo e severo nonno Harris (David Morse). Ambientata nella suggestiva e paradisiaca cornice di Beechwood, esclusiva magione al largo dell’isola di Martha Vineyard, nel New England, e di proprietà esclusiva dei Sinclair, la nuova serie scioglie il suo filo nel susseguirsi di estati che Cadence e i suoi cugini (Johnny, Mirren, e Gat, cugino “adottivo” di casa Sinclair), soprannominati fin da piccoli “I bugiardi”, vivranno nel privilegiato esilio estivo.
Saranno, però. l’estate 16 e la successiva estate 17 a diventare cuore e motore della narrazione. Due stagioni incisive e decisive dove l’incantevole oasi vacanziera e l’apparente idillio dei ragazzi andrà improvvisamente in frantumi. Il misterioso trauma subito da Cadence nell’estate dei suoi 16 anni, stagione segnata anche dall’incursione dei primi urgenti istinti amorosi, darà infatti seguito all’estate 17. Quella in cui tanti segreti e tante oscure verità dovranno venire a galla per ricostruire il ricordo offuscato della ragazza, e colmare il suo stato di amnesia. Forse rimozione di traumi e accadimenti di cui il suo inconscio vorrebbe perder memoria.

L’estate dei segreti perduti: young, ma non troppo
E in verità questa serie è a metà tra racconto di formazione e thriller generazionale. Il tutto con uno sfondo già visto di recente sullo schermo: luci e ombre di una upper class invero parecchio fallace. Molti i punti di contatto, ad esempio, con la serie The White Lotus. E non solo perché gli elementi che caratterizzano il prodotto seriale sono fondamentalmente gli stessi: mare, ambientazioni esotiche e psicodrammi esistenziali. Ma anche perché, similmente, anche qui si sfrutta l’elemento catartico (trauma, morte) per andare a scavare nella vita e sotto le apparenze fieramente elitarie dei protagonisti.
Apparenze. Perché dietro agli yacht, ai quadri di valore, alla tradizionale “caccia al limone” con tanto di premi immobiliari, dress code in tinta, e allestimento gastronomico sontuoso rigorosamente in giallo, si nascondono non solo i turbamenti di un gruppetto di amici con vizi e disagi extralusso, ma anche i tanti scheletri di un modo di essere e stare al mondo che gonfia ego e portafoglio a discapito dell’anima. Non ci si scompone di fronte a una sofferenza, a un divorzio, a un trauma e nemmeno davanti alla morte. La perfezione per i Sinclair non è un obiettivo cui aspirare ma un mantra di cui andare fieri, da perseguire riducendo al minimo l’incidenza dei sentimenti. Come “rendere il cuore un bersaglio piccolo”.

Eat the Rich: l’ossessione del cinema per la ricchezza infelice
L’estate dei segreti perduti, appartiene a un filone prolifico che analizza – con successo – le ombre nelle vite dei super ricchi. di E. Pedoto
Una fiaba dai toni dark
E il fascino della serie risiede, di fatto, nell’idea vincente di virare al dark il mondo fatato e apparentemente inattaccabile della gloriosa colonia dei ricchi. Così il giallo dorato delle chiome, dei limoni e del Dio denaro tende a oscurarsi quando la fiaba di principi e principesse muta bruscamente in racconto horror con re cattivi e draghi spaventosi da cui salvarsi. Sorelle tutte d’un pezzo che s’accapigliano per una collana di perle o un assegno in più. Archetipi rivisitati di antagonisti fiabeschi che incarnano il capitalismo più meschino, associato all’egoismo, al pregiudizio, e alla competizione senza scrupoli finalizzata a preservare il privilegio.
Soldi, soldi e ancora soldi. Inframezzati dal senso corroborante del potere e preservati grazie al potere anestetizzante della menzogna. Schemi iper-convenzionali che mancano di originalità e, soprattutto, umanità. Tavolate che in piena tradizione Festen diventano convegni di astio, rancore, frustrazioni e vasi di pandora dai quali traboccano atroci verità e castelli di bugie.
Famiglie fondate su competitività e odio, cresciute a pane e agonismo umano con l’unico scopo della vittoria e il fardello ingombrante di un qualsiasi “cedimento”. Una vittoria che qui, a Beechwwod, equivale a entrare e restare nelle grazie del patriarca che elargisce a suo piacimento beni, immobili e denaro a chi risulta essere più idoneo, conforme, e aderente alla rigorosa e impeccabile fisionomia dei Sinclair.

Il denaro può comprare tutto?
E ancora una volta il tema centrale attorno a cui ruota il controverso meccanismo narrativo de L’estate dei segreti perduti, è l’annosa questione sul se i soldi possano comprare (davvero) tutto. Non è un mistero che la dorata perfezione dei Sinclair faccia infatti sempre capo al denaro. Denaro che è il motivo per cui le manipolazioni di nonno Harris vengono accettate e avallate da tutti (in primis figlie e nipoti). Il denaro è il mezzo tramite cui molte brutte azioni possono essere insabbiate, nel totale omertoso silenzio, senza che si paghi per i propri “peccati”.
Il denaro è dunque ciò che ripulisce l’anima e le patina arrugginita delle vite dei ricchi. Redendole però, a lungo andare, fin troppo lievi, trasparenti, superficiali. E infatti la superficialità è l’altro termine strutturale con cui questa serie si trova a fare un po’ i conti. L’atmosfera laccata, imbalsamata, immacolata di Beechwwod e dei suoi abitanti è ciò che ne segna, in negativo, anche il carattere narrativo. Perché se da un lato la suspense del mistery in connessione con le dinamiche giovanili determina il magnetismo della serie, dall’altro la superficie delle cose tende a prevalere sulla profondità di tutto il resto. Restano a galla l’attrattiva delle location e della messa in scena, di una ricchezza sontuosa che si afferma non solo nei profili perfetti dei protagonisti e nella loro ammaliante fotogenia, ma anche attraverso la ricostruzione di una prosperità resiliente, anarchica e padrona di sé stessa.
Nonostante tutto, nella grande parabola dei Sinclair, incluso l’ingegnoso twist finale, emergono alcune tragiche verità radicate nelle famiglie in cui il denaro diventa fonte di dipendenza e tossicità. In un vizioso circolo generazionale difficile se non impossibile da interrompere. Un concetto che questa serie pennella in un effimero e a tratti ipnotico quadro estivo, senz’altro in grado di ammaliare il suo target di riferimento.
Inserisci commento