Il cinema, soprattutto quello italiano, deve una parte significativa della sua leggenda alla sfacciata e fantasiosa intraprendenza di Enrico Lucherini. Il primo e mai superato press agent, è scomparso a Roma all’età di 92 anni, proprio nella città dove era nato l’8 agosto 1932. La sua figura ha rivoluzionato il mestiere della promozione cinematografica, lasciando un’impronta indelebile e creando le celebri “lucherinate” entrate di diritto nella storia dello spettacolo.
“Mio padre mi cacciò di casa, non avevo un soldo, ma lo stesso cominciai l’avventura. Ero nella Compagnia dei giovani con Rossella Falk, Patroni Griffi, De Lullo, partimmo per il Sud America in tournée e siccome ogni attore aveva anche altri incarichi a me toccò quello di organizzare la conferenza stampa. Cominciai così”.
Il “mestiere” inventato: le “Lucherinate”
Enrico Lucherini, dopo aver studiato dai gesuiti e aver tentato brevemente la carriera di attore con la Compagnia dei Giovani, seguì il consiglio dell’amica Rossella Falk. Abbandonò la recitazione per dedicarsi alla promozione degli spettacoli in collaborazione con Patroni Griffi. Fu l’inizio di una carriera leggendaria, segnata dalla creazione delle “lucherinate”: la sua specialità era inventare notizie, creare scoop, e talvolta persino quelle che oggi chiameremmo fake news, allora semplici “bufale”. Tutto con l’obiettivo di fare allegra promozione tra la mitologia del nascente divismo degli anni ’50 e l’ardente desiderio del pubblico. Le sue trovate erano irresistibili e spesso spettacolari.

Chi non ricorda lo sfondamento della vetrata d’ingresso del Palais a Cannes, da lui organizzato per Sophia Loren in occasione de La Ciociara, evento che la diva del cuore di Lucherini, pur intimorita, assecondò? O il celebre “rogo” dei capelli di Sandra Milo, con gli incendi che divennero una sua firma distintiva? E ancora, l’affitto di un ghepardo da un circo per le foto di Claudia Cardinale alla prima del film di Visconti a Cannes, o i famosi bagni in piscina per le attrici de La Notte Brava di Bolognini, che finirono sulle prime pagine dei giornali.
Il suo scopo era sempre “a fin di bene“: promuovere attori e film in cui credeva profondamente, trasformando ogni evento in una notizia. Il termine “lucherinata” – sostantivo femminile inserito tra i neologismi della Treccani, sinonimo di trovata tipica di Enrico Lucherini – è così diventato sinonimo di una trovata pubblicitaria audace e di successo.
Enrico Lucherini e le sue stelle: aneddoti e rapporti speciali
Le più grandi star del cinema italiano “obbedirono” a Lucherini. Dalla già citata Sophia Loren, la sua diva preferita ma che ammetteva lo intimoriva, alle intere troupe de La Dolce Vita e de Il Gattopardo, fino a Sandra Milo e Claudia Cardinale. Con Sophia Loren, il legame era profondo: Lucherini raccontava di aver “inventato” con lei la foto-simbolo de La Ciociara, quella dell’attrice che tirava un sasso ai soldati nordafricani. Da quel giorno del ’60, rimasero amici e confidenti.
La sua creatività non aveva limiti: inventava soprannomi – talvolta crudeli! -, storie d’amore delicate – come quella tra Richard Burton e Florinda Bolkan in un ballo veneziano -, spiritosi giochi di parole, allestiva finti scandali e persino finte malattie, come quella attribuita a Laurent Terzieff per interessare Oriana Fallaci. Memorabile fu il litigio inscenato tra Francesca Dellera e Gina Lollobrigida a una conferenza stampa per La Romana di Patroni Griffi. Lucherini andava d’accordo con quasi tutti, tranne una: Monica Vitti. La definiva “insopportabile, ribelle, una grande rompiscatole”. A lei si deve l’aneddoto del “primo photoshop a penna”: “le mandai le foto de La ragazza con la pistola. Lei le rimandò indietro corrette:alza qua, allarga là”, raccontava.
La sua memoria era prodigiosa, e le sue scorribande ispirarono il documentario di Antonello Sarno proiettato a Venezia nel 2007. Giuseppe Tornatore, riconoscendo la sua lucidità, gli dedicò una battuta memorabile: “L’Alzheimer? A te quando ti vede scappa“. Ha lavorato con registi del calibro di Dario Argento, Leonardo Pieraccioni e Carlo Verdone, e nel suo curriculum figuravano nomi diversissimi, da Edvige Fenech a Lilli Carati. Lucherini ammetteva: “ho inventato sì, ma sempre al servizio dei film. Entusiasmo, passione, libertà assoluta, una vita piena con lo spettacolo dentro“.
La filosofia di un protagonista dello showbiz
Lo studio di Enrico Lucherini ai Parioli era un vero e proprio crocevia per il mondo del cinema. Con una terrazzetta fiorita e un salotto dominato da un lettone matrimoniale, circondato da foto e memorabilia, ha ospitato feste memorabili. Il suo amore per il cinema era il motore del suo lavoro, un desiderio di successo e la realizzazione di un sogno che definiva un “sogno-gioco realizzato” in un’epoca d’oro del cinema italiano.
“A 16 anni ritagliavo e coloravo i flani sui quotidiani. Evidenziavo le frasi delle recensioni di Ladri di Biciclette, Germania anno zero. Da grande mi dovetti iscrivere a medicina, soffrivo per accontentare mio padre ma amavo il cinema e dopo due anni mi iscrissi all’Accademia di arte drammatica, ero bello, ci sono foto in dolcevita rosso e pantaloni bianchi ancora irresistibili. Era il ’51-’52: Albertazzi mi prese per Lorenzaccio, faccio una parte in un film con Totò e appaio in uno show tv di Falqui con Wanda Osiris. Ero talmente cane che Falqui disse meglio se balli il charleston”.

L’era Lucherini a confronto con oggi
Ai suoi tempi, il press agent era un vero e proprio “creatore” di notizie e attrazione. Il potere dei media tradizionali – stampa, radio e, in seguito, televisione – era centrale. Lucherini costruiva un’aura di mistero e divismo attorno alle star, spesso con un tocco di provocazione e scandalo “controllato”. Il contatto personale e diretto tra lui, le star e i giornalisti era fondamentale, e le sue “lucherinate” erano il frutto di una profonda conoscenza delle dinamiche mediatiche del tempo. Il suo era un mestiere inventato, basato sull’amore per il cinema, il desiderio di successo e la capacità di realizzare un sogno.
Oggi, il panorama è radicalmente cambiato. L’avvento dei social network ha modificato il contatto tra attori e pubblico, rendendolo più diretto e, spesso, più trasparente. La creazione e la diffusione delle notizie sono decentralizzate: le “bufale” di un tempo si chiamano fake news e, sebbene esistano, sono molto più difficili da gestire o da creare a fini promozionali in un’ottica di controllo della narrazione.
La frammentazione dei media e l’ascesa degli influencer hanno ridotto l’impatto del “divismo” tradizionale. Il ruolo del press agent moderno è meno incentrato sulla “creazione” di scandali e più sulla gestione della reputazione, sulla strategia digitale e sulla cura dei contenuti online. La distanza tra la star e il pubblico si è ridotta, rendendo più difficile l’aura di mistero che Lucherini così abilmente costruiva.

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Lucherini si è ritirato dalla scena all’età di 80 anni, lasciando l’eredità professionale a Gian Luca Pignatelli. La sua decisione era motivata dalla sensazione di “non divertirsi più“: “Tutto è cambiato,” diceva, “i social network fanno avvicinare gli attori e tu finisci per non parlarci più“. Rimpiangeva la mancanza di veri divi nel cinema moderno, ricordando l’unicità e la semplicità di Mastroianni e della “fantastica” Vitti. Tra le attrici meno dotate che aveva seguito, menzionava sempre Sylva Koscina, “una gallina ma molto simpatica”.
La sua carriera è stata raccontata nel libro “C’era questo, c’era quello” (1984), scritto con l’inseparabile Matteo Spinola, che divenne anche un programma su Telemontecarlo. La sua vita è stata celebrata da due documentari: “Sulle sue scorribande, sulla sua vita divertente e divertita” di Antonello Sarno (2007) e “Ne ho fatte di tutti i colori” di Marco Spagnoli (2014), titolo che condensa perfettamente lo spirito del primo press agent dello spettacolo italiano. Una mostra in suo onore fu allestita a Roma all’Ara Pacis, entrambe intitolate “Purché se ne parli“, segno tangibile della sua influenza duratura.
Enrico Lucherini è stato molto più di un semplice press agent
Lucherini è stato un vero e proprio architetto della fama, un narratore di storie che ha saputo elevare il cinema italiano a vette leggendarie. Non si è mai annoiato, e con la sua genialità ha divertito intere generazioni. “Ho avuto fortuna“, ammetteva, ma con la consapevolezza che “quello è un mondo ormai sparito“.
Il suo spirito ironico, istrionico, esibizionista e geniale lo ha reso una forza della natura nel mondo del cinema, una memoria storica inesauribile di aneddoti e ricordi che custodiva alla perfezione. La sua scomparsa, avvenuta oggi, segna la fine di un’era. I funerali si terranno domani, mercoledì 30 luglio, alle ore 12 nella chiesa di San Bellarmino, in piazza Ungheria, a Roma. Enrico Lucherini, il mago della promozione che avrebbe compiuto 93 anni l’8 agosto, lascia un’eredità inestimabile, un esempio di come la creatività e l’audacia possano plasmare la percezione di un’arte e dei suoi protagonisti, per sempre.
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