Un’intervista approfondita e personale a Kathleen Martinez, l’avvocatessa dominicana divenuta archeologa che insieme a Robert Ballard, lo scopritore del relitto del Titanic, ha indagato sulla tomba della Regina più famosa d’Egitto. Nasce così il documentario Cleopatra’s Final Secret, on air su Disney+ per National Geographic.
Disponibile su Disney+ dal 17 ottobre, Cleopatra’s Final Secret racconta la straordinaria impresa di Kathleen Martinez, avvocatessa dominicana divenuta archeologa, sulle tracce della tomba perduta di Cleopatra. Lo speciale, targato National Geographic, chiarisce bene quali siano state le intenzioni e le difficoltà della Martinez, che ha richiesto l’aiuto di uno specialista come Robert Ballard – colui che ha scoperto niente meno che il Titanic nel 1985 – per l’esplorazione nel Mar Mediterraneo.
Un incredibile lavoro di ingegneria, con cui è stato scavato un tunnel sotterraneo nella zona di Taposiris Magna, a quasi 50 km da Alessandria d’Egitto, ha colpito l’attenzione della studiosa. Ed è così che i suoi scavi si sono concentrati sotto la superficie, alla ricerca di qualcosa che non era mai stato portato prima alla luce.

Cleopatra: un sogno durato 20 anni
Ci ha messo vent’anni, Kathleen Martinez, per dare forma al suo sogno. Un sogno irto di ostacoli, rischioso, ma pieno di fascino e di mistero. In fondo, la figura di Cleopatra coniuga alla perfezione questi due elementi, soprattutto per chi, come la Martinez, vuol conoscere la verità sulla mitica donna che ha rapito il cuore a uomini del calibro di Giulio Cesare e Marco Antonio, oltre a guidare un popolo come gli Egiziani, in momenti cruciali della Storia. Il desiderio di restituire dignità e far conoscere il reale valore di Cleopatra, definita “mastermind”, una mente superiore, ha guidato l’archeologa e il suo team. Ma per sapere qualche prezioso e gustoso dettaglio circa il progetto, dal titolo Cleopatra’s Final Secret, e chi lo sta ancora portando avanti, basta leggere l’intervista qui di seguito a Kathleen Martinez e Robert Ballard.
Cosa si prova davanti a una scoperta come quella riguardante Cleopatra?
Kathleen Martinez: “Quando ho dato avvio al progetto, ero preparata a una grande scoperta. Ma quando sei lì, e inizi davvero a scoprire, è una sensazione bellissima. E, una volta provata, diventa molto difficile fermarti.”
Robert Ballard: “Sono d’accordo, la scoperta crea una sorta di dipendenza.”
Che tipo di bambini eravate e quando avete capito cosa fare da grandi?
KM: “Quando ero piccola volevo fare l’archeologa. Sognavo sempre di andare in Egitto e fare una grande scoperta, ma i miei genitori pensavano non fosse una buona idea. Mi ripetevano che non avrei mai avuto successo. Quindi mi chiesero di dedicarmi ad altro (la Martinez è un avvocato penalista, ndr.) e alla fine la cosa mi ha aiutato molto. Sono riuscita a combinare le due attività. E credo sia anche la ragione per cui ho approfondito questo progetto in maniera diversa da qualsiasi altro archeologo“.
RB: “Nel mio caso, il sogno era diventare il Capitano Nemo. Quando l’hanno saputo, i miei genitori non hanno risposto, ma io li ho immaginati in un’altra stanza a dire “Houston, abbiamo un problema”. Eppure mi hanno sempre supportato con la mia passione. E penso che Nemo sia la mia versione di Cleopatra“.

C’è una battuta nel documentario che dice “You must be crazy, you must be risky” (“devi essere pazzo, devi rischiare”). Vi descrive abbastanza?
KM: “Sì, credo.”
RB: “Penso che siamo entrambi pazzi!” (ride, ndr.) “Non prendiamo mai un no per risposta e quando le persone dicono che non possiamo farlo, noi andiamo avanti e lo facciamo”.
KM: “È per questo che abbiamo una collaborazione ottima.”
Qual è la cosa più difficile nel vostro lavoro?
KM: “Nel mio caso, stavo cercando un tunnel, un passaggio sotterraneo. È più difficile quando lavori sottoterra, che quando lavori sulla superficie. Questa è stata una delle più grandi difficoltà che abbiamo affrontato con questo progetto. Non ci sono molti lavoratori o archeologi che vogliano andare dentro questi tunnel, perché si rischia la vita. Esistono tunnel che scendono a 25 o 35 metri: fa molta impressione quando scendi sotto e tutto diventa buio”.
RB: “Scendere in un tunnel è molto simile, per me, al calarsi, dentro un sottomarino, nelle profondità del mare. Sono alto 1,88 mt, mentre la sfera è alta 1,82. Mi sono rotto la testa spesso, ma sono abituato a situazioni claustrofobiche”.

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Cleopatra era una donna avventurosa. Cosa significa per voi l’avventura?
KM: “Direi esattamente quello che sto facendo oggi. Probabilmente per molti è quando salti con un paracadute, ma per me è qualcosa che, oltre a essere emozionante, ha un significato, un obiettivo. È questo che chiamo avventura”.
RB: “Esattamente, io chiamo l’esplorazione un’avventura con uno scopo.”
Nel vostro lavoro la pazienza è fondamentale. Qual è il segreto per mantenere sempre un atteggiamento positivo e ottimista?
KM: “Anche se mi considero un po’ folle, ho buonsenso. Per esempio, quando ho iniziato a lavorare a Taposiris Magna e non ho scoperto niente, al termine di una o due stagioni di lavoro, ho avuto il buonsenso di capire che forse la mia idea fosse sbagliata. Ma quando ho iniziato a fare scoperte su Cleopatra, queste mi hanno incentivato a proseguire. Ovviamente qui si parla di anni, o meglio di stagioni, si lavora due o tre mesi l’anno. La parte più difficile per me è capire quando il tempo è finito e dovrò aspettare un altro anno per continuare. Questa è stata una vera lezione per me, che ho dovuto imparare. Non ero allenata ad aspettare, ma ora è parte di ciò che faccio”.

Si dice che la storia è scritta dai vincitori, ma quanto sono importanti la verità e la memoria, soprattutto di questi tempi?
KM: “Anche oggi, dalle notizie, vediamo come tutti gli eventi possono cambiare lettura a seconda di dove ti trovi. L’ho imparato con questo progetto. Per esempio, quando sento le notizie qui in Egitto, sono completamente diverse da quelle che arrivano negli Stati Uniti o in altri Paesi. Tutto ciò che apprendiamo come informazione, può in realtà essere manipolato, distorto, cambiato. Per lo più per motivi politici. La stessa cosa è accaduta in passato.
Nel caso di Cleopatra e Marco Antonio c’è stata una campagna che è iniziata anche prima della loro morte, ed era supportata da tutti gli scrittori e i poeti dell’epoca. Tra le cose che gli venivano richieste , c’era scrivere cose errate per manipolare l’immagine di Marco Antonio e Cleopatra. Quando si comincia a studiare questi libri, si legge chiaramente che c’è stata una campagna contro di loro. Ottaviano voleva distruggere l’immagine di Marco Antonio, soprattutto perché era un generale molto amato e rispettato dai soldati romani. Ci sono voluti più di dieci anni per poterlo screditare un po’. Cleopatra era dalla parte di Marco Antonio e, dal momento che c’era l’intenzione di conquistare l’Egitto, hanno dovuto distruggere anche la sua di immagine. Per questo motivo, una delle cose che volevo fare, era diventare l’avvocato di Cleopatra nella storia”.
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