Avanos (Turchia) – Dalle mani delle tessitrici della Cappadocia, un’antica arte si trasforma in strumento di emancipazione e sviluppo sostenibile. Creare un futuro più luminoso per migliaia di donne e preservare un patrimonio culturale millenario l’intento di Bazaar 54.
Un proverbio persiano recita che “a poco a poco un filo di lana diventa un tappeto”. Ovvero grazie alla pazienza e all’arte, anche un semplice filo è in grado di trasformarsi in un bellissimo tappeto. Ed è questo che salta alla mente quando si guardano le Maestre di Bazaar 54 muovere le mani veloci intrecciando semplici fili di lana fino a farli diventare magnifici tappeti.
Bazaar 54, una cooperativa parastatale turca con sede ad Avanos, nella suggestiva regione della Cappadocia, rappresenta un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile e empowerment femminile. Questa realtà unica gestisce l’intera filiera produttiva dei tappeti, dalla selezione delle materie prime più pregiate fino alla commercializzazione globale, con un’attenzione particolare alla manifattura, affidata interamente a mani femminili.

Il cuore pulsante di Bazaar 54 risiede nell’impegno a offrire opportunità di lavoro e di crescita personale alle donne della regione. Grazie all’impiego presso la cooperativa, queste donne riescono a conseguire un reddito personale stabile e significativo, un fattore cruciale che permette loro di affrancarsi da dipendenze economiche e di raggiungere una piena autosufficienza. Questo non solo migliora la loro qualità di vita, ma contribuisce anche al benessere delle loro famiglie e allo sviluppo complessivo delle comunità locali.
Opportunità, tradizione, emancipazione: il cuore di Bazaar 54
Non solo un’attività economica quindi, ma un vero e proprio laboratorio sociale dove la tradizione artigianale si fonde con l’innovazione e l’impegno etico. La cooperativa si dedica a preservare e valorizzare l’antica arte della tessitura dei tappeti, tramandata di generazione in generazione, garantendo al contempo condizioni di lavoro dignitose e un ambiente che favorisce lo sviluppo professionale e personale delle sue artigiane. I tappeti prodotti da Bazaar 54 sono molto più di semplici manufatti. Sono il frutto di un’arte millenaria, l’espressione di una cultura vibrante e il simbolo tangibile di un percorso di emancipazione femminile.
La capacità e la conoscenza per intrecciare i tappeti, tramandate tradizionalmente di madre in figlia, hanno trovato nella cooperativa un riconoscimento ufficiale, una struttura organizzata per la conservazione e diffusione di queste preziosa eredità culturale. E perché tutto questo valore non andasse perduto e per promuovere un’istruzione formale, la cooperativa ha istituito anche una scuola dedicata.

I corsi, della durata di due anni, sono aperti a tutte le donne a partire dai 15 anni, senza limiti di età, riflettendo l’impegno della cooperativa per l’inclusione e l’empowerment femminile. Il programma di studi è rigoroso e culmina in un esame pratico e teorico. Superarlo con successo porta al conseguimento dell’attestato di Maestra Tessitrice, una qualifica riconosciuta che attesta la padronanza delle tecniche tradizionali e la profonda conoscenza dell’arte della tessitura.
La scuola che vuole tramandare l’arte
Solo le donne in possesso di questo prestigioso diploma possono accedere alle opportunità lavorative offerte dalla cooperativa Bazaar 54. Quest’ultima gestisce un’ampia rete di 260 manifatture strategicamente distribuite in diverse regioni del Paese: nel sud-est, nel nord-est e lungo la costa egea. Questa vasta presenza territoriale testimonia l’impegno della cooperativa nel sostenere l’economia locale e nel fornire occupazione in diverse aree.
Attualmente, la cooperativa impiega oltre tremila Maestre Tessitrici, contribuendo significativamente al sostentamento di numerose famiglie. Le Maestre godono di uno stipendio medio che varia tra le 40.000 e le 50.000 lire turche al mese, equivalenti a circa 842-1000 euro. Retribuzione che si attesta a circa il doppio di quella di un dipendente statale medio, evidenziando il valore e la dignità professionale riconosciuti a queste artigiane e l’impatto economico positivo della cooperativa sulla vita delle sue lavoratrici. Questo modello non solo preserva un’arte antica, ma promuove anche l’indipendenza economica e il benessere sociale delle donne che la praticano.
Come tutti i manufatti antichi, anche il tappeto nasce da un’esigenza primaria: quella di isolare e proteggere. Per i pastori nomadi, che si spostavano incessantemente al seguito delle mandrie, la dimora era una semplice tenda, per lo più realizzata con pelli di animali. Per assicurare un riparo efficace dalle intemperie, sia dal caldo torrido che dal freddo pungente, l’interno di queste tende – pareti e pavimenti – veniva rivestito con tappeti.

Dalle tende dei pastori nomadi ai palazzi dei sultani
Inizialmente, questi tappeti erano poco più che tessuti rudimentali, realizzati con tecniche semplici e materiali disponibili. La loro funzione era puramente pratica. Tuttavia, con il passare dei secoli e l’evolversi delle civiltà, le tecniche di tessitura e, in particolare, di annodatura, si sono perfezionate in modo straordinario. Ciò che era nato come una necessità funzionale si è gradualmente trasformato in una forma d’arte complessa e raffinata. Ogni nodo, ogni colore e ogni motivo ha iniziato a raccontare una storia, a identificare una tribù, a simboleggiare credenze e tradizioni, trascendendo la mera funzione di isolamento per diventare espressione culturale e artistica.
Il tappeto più antico mai scoperto, realizzato con la tecnica dell’annodatura, è il celebre tappeto di Pazyryk. Datato tra il V e il IV secolo a.C., prende il nome dall’omonima vallata sui Monti Altaj in Siberia, dove fu rinvenuto all’interno di una tomba. Nonostante il luogo del ritrovamento, studi approfonditi e l’eccezionale perfezione e l’elevatissimo livello tecnico della sua esecuzione – caratterizzato da una densità di circa 3600 nodi per dm² – hanno permesso di stabilire con certezza la sua produzione in Persia. Questo manufatto straordinario testimonia la maestria e la sofisticazione raggiunte dalle antiche civiltà persiane nell’arte della tessitura.
Ma le prime testimonianze del tappeto turco, risalgono addirittura al 7000 a.C.. Si tratta in particolare di kilim, ovvero tappeti di stoffa piatta senza vello, scoperti durante gli scavi di Çatalhöyük, uno dei più antichi insediamenti urbani conosciuti, situato nell’Anatolia centrale. Questi reperti offrono uno sguardo affascinante sulle origini dell’arte tessile nella regione, dimostrando come la produzione di tessuti e tappeti fosse già una componente fondamentale della vita quotidiana in epoche preistoriche.
I tappeti di Hereke tra i migliori al mondo
Nel 1841 l’arte del tappeto turco raggiunse nuove vette di splendore e preziosità. In quell’anno infatti, il sultano Abdülmecid I istituì la Hereke Weaving House, un’officina tessile d’élite situata presso il sontuoso Palazzo Dolmabahçe, nella città di Hereke, affacciata sulla costa di Istanbul. Un vero e proprio centro di eccellenza che riuniva i migliori artisti e tessitori provenienti da ogni angolo dell’Impero Ottomano. La loro missione era creare tappeti e tessuti sontuosi, spesso su disegni di artisti francesi, destinati ad arricchire le elaborate decorazioni del palazzo imperiale.
I tappeti Hereke divennero rapidamente celebri e riconoscibili per i loro motivi di chiara influenza europea, che si fondevano armoniosamente con le tecniche tradizionali turche. Ma anche per la loro straordinaria densità di nodi, segno di una qualità e una finezza senza pari. Questi tappeti erano, e sono tutt’oggi, considerati tra i migliori al mondo per la loro bellezza e il loro valore artistico.
Ancora oggi, le Maestre della cooperativa di Hereke continuano a creare questi capolavori, mantenendo viva una tradizione secolare. Tra le loro creazioni, le special edition in seta rappresentano i pezzi più preziosi dell’intera produzione, grandiosa testimonianza di un’eredità artigiana che continua a incantare collezionisti e appassionati in tutto il mondo.

Ispirazione per artisti e cura per il mal d’anima, oggi firma di un grande gin
Come l’erythroxylum coca è stata utilizzata nel corso della storia. Prima come cura per il mal d’anima, poi come ispirazione per artisti e poeti. di Enrico Colombo
Lana, seta e tinte naturali
Sul costo del tappeto finito incide molto, come prevedibile, la materia prima. Per quanto riguarda la seta, la cooperativa Bazaar 54 può vantare un imponente allevamento di bachi situato a Bursa, città con una profonda risonanza storica. Antica capitale ottomana, Bursa non è stata solo un crocevia politico e culturale, ma ha anche rappresentato un punto nodale cruciale lungo l’antica Via della Seta.
Questa eredità millenaria è concretamente conservata oggi nel Koza Han. Storico caravanserraglio che fungeva da mercato della seta, un luogo dove mercanti e viaggiatori si incontravano per scambiare preziosi tessuti. La seta prodotta in questa città è rinomata per la sua caratteristica lucentezza. Qualità intrinseca che deriva dalla particolare composizione minerale dell’acqua locale, che influenza positivamente la produzione del filo da parte dei bachi.
La lana invece proviene da greggi che vivono sugli altopiani anatolici dove sono presenti pascoli eccellenti che determinano la lucentezza e la tenacità della lana. La materia più pregiata invece è quella che proviene dal sotto collo degli agnelli sotto i sei mesi di età. Quella tosata da animali adulti, dai fianchi e dalla schiena altresì è più spessa e quindi meno ricercata.
Il profondo rispetto per le tradizioni e l’ambiente per Bazaar 54
Tutte le materie prime utilizzate vengono tinte con coloranti naturali, un processo che riflette un profondo rispetto per le tradizioni e l’ambiente. Ogni colore viene estratto da fonti vegetali, conferendo ai tessuti una vivacità unica e una connessione autentica con la natura. Ad esempio, il rosso, un colore di grande impatto e significato, viene ricavato dalla radice di gardenia, mentre il verde, simbolo di rinascita e vitalità, si ottiene dalle foglie di giuggiole.
Questa scelta non è casuale: ogni colore porta con sé un profondo significato simbolico. Il rosso, in particolare, simboleggia la forza, la vitalità e la passione; il blu evoca la spiritualità, la contemplazione e la pace interiore; il verde rappresenta la speranza, la crescita e la prosperità.
Non solo i colori, ma anche i disegni intessuti nei tappeti e negli altri manufatti possiedono una forte carica simbolica. Che siano motivi geometrici, floreali o figurativi, ciascuno racconta una storia e trasmette un messaggio. Il gül, ovvero il fiore, è un motivo ricorrente che simboleggia la bellezza intrinseca della natura, l’armonia e la prosperità, riflettendo spesso l’abbondanza dei giardini paradisiaci.
La stella, con le sue molteplici punte, rappresenta la fortuna, la protezione contro il male e l’orientamento spirituale. Il mihrab, una nicchia di preghiera stilizzata, è un elemento iconico spesso presente nei tappeti destinati alle moschee, indicando la direzione della Mecca e invitando alla devozione. Infine, i motivi animali, come gli uccelli o i cervi, sono carichi di significati allegorici, evocando la libertà, la purezza, l’agilità e la connessione con il mondo naturale.
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