Erano a un passo dalla vittoria nei tempi regolamentari ma, a due minuti dalla fine del recupero, Agyemang ha siglato l’1-1 che ha portato la gara ai tempi supplementari. Le azzurre ce l’hanno messa tutta ma al minuto 117 è stato fischiato un rigore per fallo di Severini su Mead. Giuliani ha parato la sfera ma, sulla ribattuta, Kelly non ha sbagliato una seconda volta, siglando il definitivo 2-1.
Avrebbero voluto fortemente questa vittoria perché non si erano accontentate di aver già fatto la storia, approdando in semifinale. La Nazionale Italiana Femminile di calcio è stata sconfitta dall’Inghilterra, detentrice del titolo di Campione d’Europa, che strappa il pass per la finale. Adesso le inglesi se la vedranno con la vincente di Germania–Spagna domenica 27 luglio al St. Jakob-Park di Basilea.
Le Ragazze del calcio, orgoglio tricolore
Le giocatrici, orgoglio tutto tricolore, sono passate in vantaggio al 33’ del primo tempo: Bonansea si è fatta trovare pronta dopo una bella combinazione tra Caruso e Cantore e ha insaccato sotto la traversa, lì dove il portiere inglese non è potuto arrivare. Ma il pallone è così, regala gioie e delusioni e, con la vittoria già in tasca, a una manciata di secondi dalla fine, è arrivato il pareggio. Nei tempi supplementari le ragazze di Soncin stremate hanno lottato fino alla fine. Ma nulla hanno potuto contro l’aggressività delle inglesi.
Le azzurre hanno fatto già l’impresa vincendo il quarto di finale contro la Norvegia, imponendosi per 2-1 con doppietta di Cristiana Girelli. Non accadeva dal 1997 quando però l’Europeo era a otto squadre invece che a sedici come adesso. Da quando sulla panchina della Nazionale di calcio femminile siede Andrea Soncin le ragazze hanno cominciato una rifondazione fatta soprattutto di gioco di squadra, cercando di superare i propri limiti dinnanzi a corazzate come la Spagna, la Francia e la stessa Inghilterra. Tutte compagini che possono contare su un livello qualitativo più alto e, proprio per questo, che le giocatrici nostrane hanno puntato sul carattere portando avanti la loro identità di gioco.
Azzurre, l’identità e il sudore nel calcio
Ma l’appeal della Nazionale di Calcio Femminile sembra poter andare ben oltre il semplice successo sportivo, riuscendo a diventare addirittura molla di un cambiamento sociale: grazie all’identità di gioco messa in campo. La stessa identità coinvolgente che potrebbe avere la forza di spingere molte ragazzine a iscriversi alle scuole calcio su e giù per la Penisola. Un privilegio di cui molte atlete nate negli anni Ottanta, ad esempio, non hanno potuto godere. In un’epoca in cui il calcio era a solo appannaggio dei “maschietti”, le “femminucce” giocavano lo stesso organizzando tornei tra ragazze della stessa scuola. Nessuna di quelle ragazzine sognava di diventare una professionista. Ma i sogni, come è noto, si possono costruire con il tempo.
Dal campetto sotto casa, all’Europeo
Si inventava un campetto con due zaini a delimitare la porta nel cortile di casa. Si imparava ad amare una squadra di calcio maschile di Serie A, perché alternative non ce n’erano. I tempi sono cambiati, è finalmente possiamo gioire e commuoverci davanti alle prestazioni delle azzurre. Sentire vibrazioni positive grazie ai gol di una Cristiana Girelli in forma perfetta, che a 35 anni suonati ci insegna che l’età è veramente soltanto un numero.
A proposito della qualificazione alle semifinali l’attaccante italiana e della Juventus Barbara Bonansea ha dichiarato: “Questa qualificazione è davvero incredibile. E sono felicissima perché il calcio femminile italiano sta progredendo molto e ci meritavamo un premio come questo. La cosa più importante per me ora è che le bambine possano sognare di diventare calciatrici professioniste. Questo mi rende felice”.
A sottolineare che non è soltanto un trionfo in una partita di pallone. Quando si vince si attira l’attenzione anche di quella parte della società in cui ancora impera il maschilismo. E il calcio femminile viene continuamente sminuito. Più di prima quando nel 2022 e nel 2023, rispettivamente durante gli scorsi Europei e gli ultimi Mondiali, l’Italia fu eliminata nei gironi. Quindi ancora di più quello di quest’anno è un traguardo fondamentale.
Il percorso delle azzurre agli Europei 2025
Il cammino dell’Italia a questi europei in Svizzera parte contro il Belgio a Sion. Le azzurre vincono di misura 1-0 con un gol di Arianna Caruso che si stampa quasi all’incrocio dei pali dopo l’assist di Di Guglielmo. Nella seconda giornata arriva il buon pareggio contro il Portogallo con un capolavoro della capitana. Diana Gomes però all’89’ sigla il definitivo 1-1. Segue la sconfitta indolore contro la Spagna per 3-1 con le reti di Oliviero per l’Italia e di Athenea, Patri e Gonzalez per la Roja.
Grazie alla sconfitta a sorpresa del Portogallo contro il Belgio le nostre approdano ai quarti. Nel quarto di finale contro la Norvegia Cristiana Girelli sigla una doppietta con cui taglia il traguardo dei 61 sigilli con la maglia azzurra e regala la semifinale contro l’Inghilterra ai tifosi. Le azzurre festeggiano intonando Unwritten di Natasha Bedingfield (ascolta qui), canto della generazione Z, ma diventato anche l’inno ufficioso della Nazionale. La metafora di una pagina di storia ancora non scritta che le calciatrici italiane stanno costruendo, riga dopo riga, a suon di prestazioni, gol e tanta voglia di vincere.

“Beppe fai la valigia andiamo a Berlino”. Quando la Nazionale ci faceva sognare
Dagli anni ’90 ad oggi, il calcio come specchio di un’Italia che cambia, tra gioie, delusioni e la speranza di un ritorno al sogno. di Chiara Maria Gargioli
Non è “solo un gioco da ragazzi”
Prima del 1° luglio 2022 quando chiedevano alle giocatrici di calcio italiane “che lavoro fai?” loro non potevano rispondere soltanto “Faccio la calciatrice” , come potevano rispondere le giocatrici degli altri Stati europei. In quella data il calcio italiano femminile è diventato professionistico. Prima si potevano allenare soltanto di sera perché la mattina si doveva lavorare in fabbrica o in ufficio per 8 ore. Dal 1° luglio 2022 le ragazzine possono sognare di diventare atlete professionistiche. Al pari dei loro coetanei maschi.
Gli stipendi non sono ancora come quelli dei colleghi, ma sono stati equiparati a quelli di Serie C – maschile ndr -. Sono state doverosamente riconosciute una serie di tutele come i contributi previdenziali, la pensione, le tutele per maternità e infortuni. Il calcio femminile così è diventato un lavoro a tutti gli effetti con un enorme ritardo rispetto ad altre Federazioni. Il pallone non è mai stato soltanto “un gioco da ragazzi” ma ci è voluto tempo per accorgersene. Oggi finalmente il calcio femminile non chiede più il permesso di esistere: corre, crossa, segna e guarda i tifosi negli occhi, come a dire: “Adesso tocca a voi fare sul serio”.
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