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Addio a Pierino: il cinema italiano piange Alvaro Vitali

Dalle atmosfere felliniane al monello più amato della commedia sexy: un ricordo commosso dell'attore simbolo di un'epoca.

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Con commozione e un velo di nostalgia, il mondo del cinema italiano piange oggi la scomparsa di Alvaro Vitali. Il volto bonario e irriverente che, con la sua inconfondibile mimica e il suo sguardo birichino, ha incarnato una delle figure più iconiche e amate della commedia all’italiana degli anni ’70 e ’80: Pierino. Aveva 75 anni, e se n’è andato portando con sé un pezzo di quella Roma popolare e scanzonata che tanto ha saputo raccontare.

Nato nel cuore di Trastevere il 3 febbraio 1950, Vitali non aveva mai neanche sognato di fare l’attore. La sua era una vita semplice. Una vita fatta di lampadine da aggiustare e fili da collegare, era un onesto elettricista la cui quotidianità fu stravolta da un fischio. Un semplice fischio di merlo che cambiò per sempre il suo destino. Era il 1969 quando Federico Fellini, il maestro visionario, lo notò per strada. Quel fischio, quella naturalezza, quel volto genuino e popolare, catturarono l’attenzione del regista, che lo volle nel suo Fellini Satyricon.

Con Fellini, Alvaro Vitali imparò il mestiere

Fu l’inizio di un sodalizio artistico inaspettato e profondo, che vide Vitali comparire anche in I Clowns, Roma e, in maniera forse più emblematica, in Amarcord. In quest’ultimo titolo, pur non avendo un ruolo attivo, visse per sette mesi l’atmosfera felliniana, assorbendo un sapere cinematografico che gli sarebbe rimasto cucito addosso. Con Fellini, il “ragazzo di bottega” imparò il mestiere, il senso della scena, l’importanza di un gesto, di uno sguardo.

La sua carriera prese poi una piega inaspettata, ma trionfale. Dalle atmosfere oniriche di Fellini, Alvaro Vitali si tuffò con successo nel filone della commedia sexy all’italiana. Un cambio d’abito che lo fece diventare in breve tempo il volto per eccellenza del “ragazzo innamorato” della vita. Del giovane ingenuo ma scaltro, un ruolo che lo fece affiancare a dive mozzafiato, regalando al pubblico risate spensierate. 

Alvaro Vitali, scomparso oggi 24 giugno 2025 attore romano
Alvaro Vitali e Lando Buzzanca

Non solo Pierino nella sua carriera

Non solo “Pierino”, il monello dispettoso che ha fatto la fortuna di film come Pierino contro tutti (1981) e Pierino colpisce ancora (1982). Ma anche l’allievo imbranato de L’insegnante al mare con tutta la classe e un’infinità di caratteri minori, eppure indimenticabili, che hanno costellato pellicole come La poliziotta di Steno, Profumo di donna e Mordi e fuggi di Dino Risi, Romanzo popolare di Monicelli e Polvere di stelle di Alberto Sordi.

La sua espressività, spesso caricaturale ma sempre autentica, lo rese un beniamino del pubblico, capace di trasformare la critica in successo popolare. I suoi film, seppure spesso etichettati volgari e di scarso valore, hanno saputo intercettare e interpretare un immaginario collettivo. Oggi curioso oggetto di studio e rivalutazione, persino da parte di quelle classi colte che lo hanno sempre osteggiato.

Con l’arrivo degli anni ’90 e il tramonto di un certo genere cinematografico, la luce dei riflettori su Alvaro Vitali iniziò ad affievolirsi. Un periodo di silenzio, di assenza dal grande schermo, di cui non ha mai nascosto la sofferenza e la crisi professionale. Ma Vitali, con la sua resilienza tutta romana, non si è mai arreso. 

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La ripresa dopo gli anni di oblio

Negli ultimi anni, aveva ritrovato un certo spazio, partecipando a produzioni come Effetti indesiderati (2015) e, più recentemente, Gli imprevisti (2024), dimostrando che il suo talento, pur in contesti diversi, era rimasto intatto. Carlo Verdone lo ha voluto nella quarta stagione di Vita da Carlo – sullo schermo a fine 2025 – e lui si cimentato in un’autoironica e toccante rappresentazione di un incubo legato alla paura di non lavorare più. Un momento che ha svelato la fragilità dietro la maschera comica. Il suo ultimo saluto.

Alvaro Vitali era molto più di un attore comico. Era un uomo legato alla sua Roma, cresciuto tra gli affetti di nonna e zia che lo avevano viziato, un militante del PCI che aveva spesso sofferto l’ostilità di una certa sinistra nei confronti del suo cinema “popolare”. La sua schiettezza, la sua “indole popolare” erano proprio ciò che Fellini aveva amato in lui.

Oggi, mentre il sipario si chiude su una vita che ha saputo regalare così tante risate, resta il ricordo di un artista atipico, scoperto per caso, ma capace di ritagliarsi un posto indelebile nella storia del cinema italiano. Addio Alvaro, il tuo Pierino continuerà a farci sorridere, e la tua romanità autentica rimarrà nel cuore di chi ti ha conosciuto e amato.

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Scritto da
Francesco Bruno Fadda

Sardo per nascita, italiano per convinzione, battitore libero per natura.
 Giornalista e gastronomo, autore, ghost writer, avvocato mancato - per fortuna! - e cuoco mancato -...ma c’è sempre tempo! -. Vivo e “divoro” il mondo per passione prima che per professione. Quattro i punti deboli: le donne che bevono whisky, i cani, la Mamma e i “Paccheri alla Vittorio”. Poche cose mi irritano come “Gioco di consistenze”, rivisitazione, texture e splendida cornice! Un sogno nel cassetto: vedere “enogastronomia ” quale materia di studio nella scuola dell’obbligo… chissà, magari un giorno! Curatore e Direttore Editoriale Spirito Autoctono Media

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