Il gigante della cucina italiana è scomparso a 91 anni. Aimo Moroni ha trasformato il cibo in poesia, tra stelle Michelin e piatti indimenticabili.
Con il cuore colmo di gratitudine e un velo di tristezza, salutiamo oggi un’anima nobile che ha saputo trasformare il cibo in pura poesia. Aimo Moroni, il cui nome risuona come un inno all’eccellenza culinaria, ci ha lasciati all’età di 91 anni, circondato dall’amore della sua famiglia. La sua scomparsa non è solo la fine di una vita straordinaria, ma anche un momento per celebrare l’inestimabile contributo che, insieme alla sua amata Nadia Giuntoli, ha offerto alla grande cucina italiana. Un viaggio iniziato nel lontano 1962, senza mai un attimo di sosta, un percorso che ha delineato i contorni di un’arte gastronomica riconosciuta e amata in tutto il mondo.
Un sogno nato in Toscana e fiorito a Milano
Nato nel 1934 in un piccolo borgo pistoiese, Aimo Moroni ha incrociato il suo destino con quello di Nadia negli anni ’50. Insieme, hanno coltivato due grandi sogni: costruire una famiglia e dare vita a un ristorante che fosse espressione della loro passione. Con coraggio e determinazione, nel pieno del boom economico, si sono sposati e hanno aperto la loro trattoria a Milano, città che li aveva accolti giovanissimi. Era il 1962, un’Italia che rinasceva dalle ceneri della guerra, e Aimo e Nadia, giovani e intraprendenti, avviavano la loro avventura imprenditoriale al Civico 6 di via Montecuccoli.

Il percorso di un pioniere: dalla trattoria alla Stella Michelin
Il resto, come si suol dire, è storia. Una storia che merita di essere ripercorsa con rispetto e ammirazione, per rendere omaggio a un uomo che è sempre stato protagonista del mondo della grande ristorazione, senza mai cercare i riflettori. La stampa nazionale e internazionale ha saputo riconoscere il suo ruolo di alfiere, un vero pioniere. Verso la fine degli anni ’70, la trattoria si trasformò nel prestigioso Ristorante di Aimo e Nadia, e nel 1981 arrivò la prima stella Michelin, un traguardo incredibile per questa coppia di “osti” che non smisero mai di sperimentare, lavorare e innamorarsi della loro arte.
L’evoluzione familiare e l’arte del “Luogo”
Nei primi anni Novanta, il progetto imprenditoriale di Aimo Moroni e Nadia Giuntoli si arricchì ulteriormente del carattere familiare che lo ha sempre contraddistinto. La figlia Stefania entrò in squadra, dedicandosi alla comunicazione del ristorante di famiglia, che in quel periodo visse un’altra importante trasformazione.
L’iniziale trattoria, divenuta poi ristorante, si trasformò in “Il Luogo di Aimo e Nadia”, un progetto ancora più ambizioso dove arte, cultura e cibo si fondevano, delineando un indirizzo unico nel suo genere e certamente avveniristico per l’Italia di quegli anni. Nel 2012, il Gruppo Aimo e Nadia inaugurò un nuovo corso, avviando una fruttuosa collaborazione con gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani, il sommelier Alberto Piras e il maître Nicola Dell’Agnolo, tutti ancora in forze in via Montecuccoli e al BistRo, nato nel 2018.

Aimo Moroni: l’anima autentica della milanese e il profeta del vegetale
Aimo Moroni ha avuto il privilegio e il merito di raccontare l’autentica milanesità, l’anima vera di quella città grande e tentacolare che da giovanissimo lo aveva accolto e mai più abbandonato. Vero signore della cucina italiana, Aimo è stato un antesignano della proposta vegetale, oggi tanto di moda, ma che lui già 60 anni fa aveva compreso. Scegliere i prodotti della terra, conoscerne caratteristiche e proprietà, era per lui un atto dovuto verso chi quelle materie prime le coltivava con fatica. Amava aggirarsi tra i banchi dei mercati milanesi all’alba per acquistare le verdure freschissime, dalle quali poi nacquero piatti passati alla storia.
I piatti iconici di Aimo Moroni che hanno fatto la storia
Tra le creazioni indimenticabili di Aimo Moroni, spiccano gli spaghettoni di grano duro al cipollotto fresco, peperoncino e basilico. Un inno alla semplicità che nelle mani sapienti di Aimo non è mai diventata banalità. E ancora, ricordiamo la zuppa etrusca, versione ingentilita di un piatto tipico della Garfagnana, realizzata con ortaggi di stagione, legumi, farro e fiori di finocchio selvatico. Particolarmente apprezzata dal compianto professore Umberto Veronesi, ospite abituale de “Il Luogo di Aimo e Nadia”.
Non possiamo dimenticare il cannellone farcito con la borragine di Albenga e il formaggio Salva tipico del cremasco. Un piatto in cui la grandezza si concretizza nella capacità di saper dosare la materia prima del territorio, senza mai snaturarla con inutili orpelli o esercizi di stile.

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L’eredità di un cuore grande, quello di Aimo Moroni
Ecco, Aimo Moroni era questo: un uomo che ha messo al servizio della cultura gastronomica italiana tutto il suo sapere, frutto di studio e di una mente brillante che mai ha ceduto il passo a cadute di stile, e di mani che mai sono riuscite a stare ferme. Non pecchiamo di esagerazione affermando che salutando Aimo Moroni, salutiamo anche quel modo così pacato e corretto di farsi portavoce della nostra cultura gastronomica.
Arrivederci, caro signor Aimo Moroni. La sua assenza lascerà un vuoto incolmabile, ma la sua eredità continuerà a vivere nei sapori, nei profumi e nell’amore per la cucina che ci ha insegnato. Il nostro pensiero più affettuoso va alla sua famiglia, a Nadia, Stefania e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di condividere un pezzo di strada con questo gigante buono. Il suo ricordo sarà per sempre una fonte d’ispirazione.
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